Le mostre organizzate dal Dipartimento Grafico del parigino “Centre Pompidou” sono, come sempre, raffinate e di alto livello culturale. Quella svoltasi dall’11 febbraio scorso all’11 maggio 2009 e dedicata a Asger Jorn (1914-1973), danese, allievo di Kandinskij e Leger, è stata tra le più seguite. Protagonista dell’avanguardia europea del dopoguerra, e, tra l’altro, iniziatore di esperienze “immaginiste” di valore assoluto, Jorn è sinonimo di colore antico, per la sua capacità di ridare vita a tinte di opere del passato.
Disegni colorati, essenziali e spontanei dal sapore degli antichi Bestiari olandesi, o le “modifiche”, ciò disegni su disegni, che eseguiva su vecchi quadri che acquistava nei mercatini. Un esercizio virtuoso ed elegante, da parte di Jorn, per prolungarne la vita. Non a caso una delle opere “simbolo” dell’evento è “La fleur du mal” del 1948. Lavoro dagli effetti surreali e fantastici rappresenta forse l’emblema dell’arte del pittore danese. Un’arte che merita di essere rivisitata per la ricchezza delle suggestioni, oltre che per la rara inventiva tecnica.
Un modo per conoscerne meglio il messaggio aurorale, che testimonia quanto il futuro viva già nel passato e ne proietti in avanti il suo significato più autentico. E il futuro racchiude sempre la parte migliore di noi, recuperando le radici del nostro essere.
Casalino Pierluigi, 11.01.2010