Ferrara: Roberto Guerra intervista Emilio Diedo

Poesia Cosmica.jpg*FROM FERRARA SUPEREVA.IT

Intervista allo scrittore Emilo Diedo. (19 10 2010)

DOMANDA: - Cosa puoi dire sulla tua poetica, tra percorsi cosiddetti cosmici e modulazioni di ricerca linguistica?
RISPOSTA: - Fin da bambino, quando incominciavo a scrivere le prime tiritere o comunque quando cominciavo a muovere i primi passi tra i versi d’una poesia ancora in embrione, dove la rima era il mio indissolubile obiettivo, già preavvisavo premonitori stimoli di libertà d’espressione. In un secondo momento, quando repentinamente abiurai la rima (almeno la più tradizionale), la mia proiezione poetica vertette su una tipologia alquanto ermetica, che io stesso, rileggendomi, spesso mi creavo problemi d’interpretazione. Mi chiesi più volte, allora, perché giocare su versi così distonici ed ambigui. Era proprio necessario dover trasfigurare il significato delle parole per poter dire d’aver scritto una poesia?

Mi resi conto che in realtà ciò che cercavo non poteva stare in un’originalità concettuale delle parole, intese nel loro minimo ma unitario legame sintattico. Arrivai a capire d’essere troppo “indigesto” al lettore medio, che non afferrava un senso tra i possibili sensi, chiave di lettura. Il successivo, definitivo passaggio che tentai fu giustappunto quello di gettare le reti nelle più trasparenti acque della singola parola, anziché nel miscuglio delle varie, combinate parole, trasformandola da singola a singolare. Una ricerca diversa dalla dannunziana mania d’adattamento delle parole, che piuttosto volge a rincorrere l’affinità semantica delle stesse, e, nell’affiancare parola a parola, tenta di trovarne una strada esteticamente significativa, tuttavia sempre con un reale senso e significato. Ed a tal punto mi sono posizionato in quell’ottimale ricerca, che mi regala veramente piacere nell’individuare un’infinita concatenazione tra i più variegati significati della parola ma soprattutto nell’indagine del più stretto contatto di similarità tra parola e parola. È così che ora mi diverto con la poesia!

Quanto alla voce del cosmo, più che di percorsi crederei che, per ciò che mi riguarda, si debba parlare d’un unico, semmai progressivo, e sempre in itinere, percorso, che partendo dall’Io dell’uomo tende a raggiungere Dio, passando necessariamente per quella materia-non materia che sta inevitabilmente di mezzo e che è appunto il cosmo-universo, compreso nella sua unitaria ed infinita tridimensionalità. A questo proposito voglio chiarire che è vero che io sia stato strettamente a contatto del ferrarese Guido Tagliati, ed ho pure conosciuto ed apprezzato il veneziano Ugo Stefanutti, i quali, ambedue, paradossalmente, ma penso realisticamente, sostengono d’essere i concomitanti fondatori del movimento cosmico, almeno per ciò che riguarda la poesia; tuttavia questa mia conoscenza, che certamente ha arricchito il mio bagaglio cosmico, ha il significato di percorsi paralleli e non coincidenti al mio. Non ne smentisco un’inevitabile interferenza scientifica e fideistica, la quale non può essere evitata se si vuole parlare di cosmo. Al di là di ciò, al massimo vi sarà qualche incrocio, nella medesima misura in cui pure Tagliati e Stefanutti si sono incrociati nei loro individuali percorsi.

DOMANDA: - In che cosa credi d’individuare la Poesia Cosmica?
RISPOSTA: - L’argomento, già toccato alla fine della domanda precedente e della consequenziale risposta, è non voglio dire complicato ma vasto e complesso sì. Intanto nell’ambito della Poesia Cosmica bisogna precisare che si tratta di un movimento molto più ampio di quanto non dica la sua terminologia: riguarda, non la sola letteratura (e quando dico letteratura includo, a fianco della poesia, anche la narrativa), ma l’intero ambito delle arti, delle quali ritengo che le letterarie e le figurative siano le maggiormente interessate.

A mio modo di vedere, ed è quanto cerco di assemblare nel momento in cui parto con l’obiettivo d’ispirarmi al cosmo, Cosmo è sinonimo, sempre ed in ogni caso, di tridimensionalità. Ossia, per realizzare un topos cosmico mi chiedo di concatenare in un unico corpus poetico almeno tre imprescindibili fattori estrapolabili da una triade di triadi (triade al quadrato), variabilmente concepibili, che possono cioè essere prese in considerazione avulse dalle altre due. Esse sarebbero: tempo, spazio e materia; passato, presente e futuro; uomo, Dio ed esistenza.

M’impongo, qualora voglia fare poesia del cosmo, che il contesto cosmico riunisca la presenza di almeno una delle tre triadi e, potendo, anche di tutte e tre – il che comporterebbe la perfezione del concetto cosmico. Oggi come oggi, specie in poesia, molti sono i richiami al cosmo, i più disparati, tanto che sembrerebbe, ogni volta che ve ne sia la traccia, trattarsi di Poesia Cosmica. Di conseguenza, secondo l’anzidetta mia interpretazione, chiamando in ballo il cosmo, il più delle volte non si realizzerebbe il concetto di Poesia Cosmica bensì un mero richiamo cosmico-poetico.

Gli stessi fondatori, Guido Tagliati ed Ugo Stefanutti, ne davano, dal loro sorgivo punto di vista, una definizione circoscritta o ad uno scientismo teosofico (Tagliati) o ad un’ ispirazione paleogenetica ed insieme astrale (Stefanutti). Il loro punto di forza cosmico stava nella costanza argomentativa e nella loro ferrea volontà di pubblicizzarne il rispettivo prototipo.

..............Continua

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