Mino Renzaglia il Fondo Magazine n. 131 in edicola

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anno III - n. 131 / 10 gennaio 2010


in questo numero articoli di


Angela Azzaro, Graziella Balestrieri, Mario Bernardi Guardi,
Alessandro Cavallini, Mario Grossi, Alberto B. Mariantoni,
Simone Migliorato, Raffaele Morani, Miro Renzaglia,

Luca Leonello Rimbotti, Federico Zamboni

 nell'edicola di via
www.mirorenzaglia.org.

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Battisti/Berlusconi  Strane somiglianze di Mario Grossi

Quando infuria la polemica, per avere uno sguardo per quanto possibile imparziale, è bene non tanto starsene da una parte, ma piazzarcisi nel centro e osservare quello che succede. È la posizione ideale: una specie di calmo occhio del ciclone fermo, stabile, tranquillo, mentre tutto intorno ruota a velocità crescente e in maniera sempre più distruttiva. È da questa posizione che si riescono a osservare risvolti che, benché marginali, sono assai curiosi e meritano di essere registrati, perché è proprio dall’osservazione dei particolari e delle cose inutili che nascono poi riflessioni che possono aiutarci a mettere ordine nella faccenda.

Anche per il caso Battisti ho fatto lo stesso. Mi sono piazzato nel calmo occhio del ciclone, come sempre quando le situazioni mi turbano oltremisura, per trovare un rifugio, un asse al quale aggrapparmi e non farmi travolgere. Da questa posizione d’osservazione mi sono affiorate di fronte agli occhi immagini che mai a prima vista avrei pensato mi si parassero davanti. Ho osservato Battisti, o meglio ho letto il profluvio di parole spese su di lui e ho seguito, visto che è impossibile fare altrimenti data l’onnipresenza pervasiva del personaggio, Berlusconi, rilevando tra i due affinità istruttive.

Il sogno. Entrambi sono partiti da un loro personale lucido delirio che configura i loro divergenti identici sogni. Battisti, fulminato sulla via di Damasco, si è “politicizzato” in galera, in ritardo su molti altri. Più realista del re, come solo gli schiavi resi liberti sanno fare, ha vagheggiato (e vagheggia?) l’attacco allo stato borghese delle multinazionali con le armi in pugno, con la violenza. Di fronte alla violenza di stato è solo quello il modo di agire e far trionfare il proletariato. Berlusconi, è per questo (dice lui) che è sceso in campo, sogna la dissoluzione di uno stato liberticida dominato dal comunismo, in cui tutti indossano colbacchi con stella rossa, e minano i santi principi liberali. Entrambi convergono su un comune delirio, esiste un’entità oscura sovrastante che stende le sue mefitiche ombre soggiogandoci tutti e dalla quale bisogna liberarsi con qualsiasi mezzo. Chi non è d’accordo con loro è, ipso facto, alleato del “Nemico” o il “Nemico” stesso.

L’incubo. Entrambi questi sogni deliranti hanno un unico risvolto inquietante. Per tutti coloro che non condividono questi sogni, i nemici del popolo o della libertà fa lo stesso, i due sogni irreali si trasformano in altrettanti incubi reali. Il sogno di Battisti, l’avvento della dittatura del proletariato e delle sue sorti luminose e progressive, si trasforma in un incubo fatto di sangue, morte e lutto per le sue vittime che tutto sembrano tranne che agenti nemici al soldo della reazione mondiale (ma questo è irrilevante. Un agente nemico è tale proprio perché non sembra quello che realmente è). Il sogno di Berlusconi, l’avvento di uno stato liberale che affranca la sua imprenditorialità da qualsiasi vincolo, si trasforma per le sue vittime (noi tutti) in un incubo in cui tutto diventa merce, mercato, transazione commerciale, consumo. L’avvento della dittatura liberista, in cui le sue vittime sono ridotte a un’unica dimensione, quella economica. Due totalitarismi convergenti. Da un lato l’unica classe, dall’altro l’unico senso per gli uomini.

La giustizia. I loro due sogni sono ostacolati da forze oscure che gli si contrappongono e che utilizzano la giustizia e i giudici come delle armi tese a distruggerli. Un complotto reazionario per Battisti che vede in Italia un governo dominato dalla Mafia e dai fascisti (gli Urfascisti sarebbe meglio dire). Un complotto comunista per Berlusconi che considera il comunismo alla stregua di un contenitore in cui mettere tutto ciò che non gli aggrada.Entrambi, nel loro immaginario, sono innocenti e sono stati condannati solo in virtù di questi complotti convergenti, orchestrati a loro danno. I processi che gli sono stati intentati sono ovviamente etero diretti e scontati nella loro conclusione.

La strategia processuale. In questi processi, sostengono di non aver avuto la possibilità di difendersi, nonostante entrambi abbiano avuto a disposizione avvocati da loro stessi istruiti che hanno tentato tutte le vie possibili per rimandare, insabbiare, eccepire, porre dei distinguo sempre più bizantini, per deviare a loro favore (com’è peraltro legittimo) il corso dei processi. Entrambi hanno messo in piedi la stessa identica strategia processuale che prevede la presenza dei loro avvocati, quando costretti dal calendario, e la loro assenza. Battisti ha visto bene di squagliarsela, di filarsela all’inglese, scegliendo come patria d’elezione quella Francia sempre disponibile a coccolare i presunti esuli, tanto che è poi stato condannato in contumacia. Berlusconi ha brigato per farsi prescrivere i reati che gli venivano di volta in volta contestati e briga tuttora con tutti i “legittimi impedimenti” per rendersi contumace in Patria. Il dato di fondo che emerge però è che tutti e due hanno una considerazione della giustizia (in questo caso italiana, ma ci piacerebbe vederli però a confronto con altri ordinamenti) che li vede al di sopra della stessa. Loro evidentemente non si considerano cittadini come tutti ma soggetti speciali che non devono sottostargli. Non sono degli untermensch come noi tutti.

Gli amici potenti. Entrambi hanno dimostrato di sapersi muovere e di saper muovere amici assai influenti. Si atteggiano a vittime abbandonate e bersagliate da tutti ma hanno spalle copertissime e potenti. Berlusconi, che si avvale di ampia copertura mediatica e fiancheggiatrice, ha manovrato un po’ tutti, a cominciare dal potentissimo Craxi del tempo che fu. Battisti che si compiacque dell’appoggio di Mitterand e che oggi è protetto da Lula, ha infinocchiato una fitta schiera d’intellettuali francesi e nostrani, a partire da Henry Levi, che lo sostengono con un battage molto blasè ed efficace....

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