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IL FONDO MAGAZINE - Inserto del Giovedì - 13 gennaio 2011 con Antonio Pennacchi


 

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Inserto del Giovedì - 13 gennaio 2011


MARTIN HEIDEGGER
E I PUPAZZETTI DI PABLO ECHAURREN

articolo di

Antonio Pennacchi

 

nell'edicola di via
www.mirorenzaglia.org
 

 Dice: “Ma che significano quei pupazzetti di Echaurren?”.

Ah, e lo chiedi a me? Cosa vuoi che ne sappia io? Io di arti figurative non capisco niente. Vado solo a “mi piace” o “non mi piace” e in tutta la storia dell’arte gli unici che mi siano sempre piaciuti senza riserve – ma non ne so bene il perché – sono Hopper, Salvador Dalì e le torri di Babele dei Bruegel. Prima mi piaceva anche De Chirico – fin che lo conoscevo solo dalle riproduzioni a stampa o sopra i libri – ma quando la conoscenza s’è fatta più intima, dopo che sono andato a una mostra e ho visto i quadri veri con la pittura tutta screpolata, ho detto: “Ma vaffallippa va’, ma che si lavora così?”. Resta comunque che di arte non capisco nulla. Tra impressionismo e espressionismo – per dirne una – faccio una confusione che neanche fra tangente e cotangente quando studiavo topografia al geometri, e quella volta che mi sono dovuto fare l’Argan all’università, certi dolori di testa che nemmeno le botte della Celere. L’artrosi cervicale. Le fitte suboccipitali.

Dice: “Vabbe’, Argan scriveva un po’ difficile, diciamo così. Tu però perché ti sei accinto anche tu ad un saggio di critica d’arte? Non ti pareva un po’ azzardato, non capendoci poi molto?”. Certo, e chi ti dice di no? Tu pensa che sono pure daltonico.

Ma quelli hanno insistito, hanno detto che non gli importava: “Chi vuoi che se ne accorge? Siamo in Italia: se il figlio di Bossi fa il deputato regionale tu non puoi fare il critico d’arte? Ma scherziamo?”. E così m’hanno convinto. Hanno detto che il mio metodo – “mi piace” o “non mi piace” – è più che sufficiente. E a me Pablo Echaurren mi piace. Stop. Ho finito qua.

Dice: “Sì, vabbe’. Però a te Pablo Echaurren ti piace perché è amico tuo. Se non era amico tuo, mica ti piaceva. A fare le critiche così, sono buoni tutti a questo mondo”. No compa’, ferma. Un passo indietro.

Io conosco Pablo Echaurren dal 1973. O meglio: nel 1973 l’ho conosciuto io. Lui no, lui manco m’ha filato e se glielo chiedi adesso, nemmeno si ricorda. Me lo fece vedere Paolo Forte dentro la tipografia di Lotta Continua a Roma quando andammo a portargli i soldi delle sottoscrizioni per le armi al Mir dopo il golpe in Cile. “Quello è Pablo Echaurren”, mi fece piano piano Paolo Forte dandomi di gomito sul fianco – ahò, noi venivamo da Latina – manco fosse stato Che Guevara.

Io – sia chiaro – con Lotta Continua non avevo e non ho mai avuto niente da spartire. Quelli erano trotzkisti. Spontaneisti. Io ero uno stalinista marxista-leninista che veniva da Servire il popolo, ma mi si era già sfasciato il partito mio e adesso ero un cane sciolto – come sostanzialmente poi sono sempre rimasto – senza più catena e senza padroni (la cosa più drammatica è che ogni volta che ho tentato di rimettermela la catena, e di ricercarmi un nuovo padrone, sono sempre stati loro poi – Uil, Psi, Pci, Cgil – a tagliarmela ed a cacciarmi via: “Vaffanculova’, vaffanculo a un’altra parte”. Espulso). Comunque ero stalinista; ma senza partito, senza casa e senza famiglia e quando c’è stato il golpe in Cile non c’era nessuno con cui fare qualcosa a Latina, e allora sono andato da questi di Lotta Continua e assieme a Paolo Forte – che era il segretario – abbiamo messo su la raccolta fondi. Siamo andati in tipografia a farci fare i blocchetti per le ricevute con scritto sopra “Armi al Mir – Soccorso Rosso” e poi via in giro per tutti i professionisti progressisti ad estorcergli qualcosa....

 

FONDO MAGAZINE-  ANTONIO PENNACCHI

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