Samanta Giambarresi: il diavolo alieno di Vito Introna

Nella religione cristiana è considerato un peccato; lo stoicismo lo ritiene un atto naturale; per Heidegger è un’anticipazione, un atto che interrompe il progetto dell’essere-per-la-morte; Durkheim lo divide in quattro modalità: egoistico, altruistico, anomico e fatalista. Vito Introna, immagina che, chi compie quest’azione, si ritrova in un pianeta alieno, dove la sua anima sarà costretta a subire sofferenze atroci atte a far capire che, ciò che pativa da vivo, era meglio dello strazio subito da quegli strani alieni. Stiamo parlando del suicidio.
Il debutto nella letteratura di fantascienza di Vito Introna è Antiche Guerre Cosmiche, edito da Connectiva. Qui “Antiche” sta per “luogo”, “racconto epico”, e “Cosmiche” per «storia tra il bene e il male, tra il divino e il terreno». In esso l’autore si fa una domanda molto singolare: “E se il Diavolo fosse un Alieno?”. Domanda mai così curiosa e piena di eroismo.
Il prologo ci presagisce terreni sconnessi, epoche lontane anni luce, atmosfere inimmaginabili, personaggi dall’aspetto molto grottesco. Ma è un’illusione perché, già dalla prima parte del romanzo, il mondo, la terra e l’uomo torneranno protagonisti o, almeno co-protagonisti.
E il diavolo? Introna lo presenta subito con queste parole: «Le sue immense cavità percepirono miriade di invocazioni rivolte da sacerdoti, stregoni, maghi, ciarlatani e pervertiti da ogni angolo del cosmo…» e porgendo lo sguardo sulla vecchia terra «… le invocazioni di una adoratrice… una donna gigantesca e grossa che si aggirava, sola e infreddolita, per ripidi sentieri himalajani…» ecco il nostro Belzebù, in tutta la sua atroce cattiveria e sete insaziabile di anime, girare per l’intero cosmo alla ricerca di deboli membra che lo abbracciano senza vera opposizione, stanchi di patire le sofferenze quotidiane, illuse nel vedere un’immagine fittizia, che sia Dio, Somma Armonia o ciò che una razza crede come sommo o abissale che si fa avanti proclamandosi loro divinità.
L’apoteosi Belzebù la raggiungerà nel XXI secolo quando vi sarà l’ascesa militare della Pangermania e odio, guerre, suicidi, depriveranno l’uomo della sua fede. Ed è in questo scenario che inizia il vero romanzo, suddiviso in tre grosse sezioni dove, come un mosaico, riusciremo a vedere l’apice del male e la totale distruzione.
Tra Boris Zuckowsky, il ribelle, antieroe, che diventerà, ai posteri, una specie di profeta. Il pianeta Xarq, ovvero il mondo dei suicidi, che sarà distrutto grazie a due eroi positivi: Eliana e Vittorio. E la terza e ultima parte con Giuseppe e il suo amore per un’aliena e Stefy pellegrina futuristica con la sua spietata ricerca della fede, di un credo, di un Cristo. Il mondo sarà ormai lontano dai vari credi e Partenope nuova sede di Belzebù «quella metropoli è invincibile… quel culto demoniaco è molto simile a un’altra fede corrotta, professata fino a qualche centinaio di anni fa… quel credo fu alla base della “guerra dei suicidi”» e ancora «… Partenope sia anche la sede di un potere demoniaco molto superiore a quello detenuto dal grasso pagliaccio suo governatore». Ma in questo contesto con Belzebù che annienta la vista di chi gli sta accanto e pochi villaggi che professano ancora una fede, vi sarà una speranza per ripulire il mondo dal male? Riuscirà il nostro Autore a far trionfare il Bene? «… sulla terra non vi è più traccia di creatività intellettuale dall’alimentazione alla lettura è tutto stereotipato, vuoto e senza costrutto, che razza di eroe potrebbe partorire un luogo simile?».
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