Pierluigi Casalino : EUROPA E ISLAM, UNITA' CULTURALE DEL MEDITERRANEO NEL MEDIOEVO

 

 
Quando si parla del’unità culturale del Mediterraneo si deve tenere conto di una serie di scambi tra Oriente e Occidente, che si estende a tutti i rami della conoscenza. E così anche nel campo, per tanti motivi, delicato dell’escatologia, delle credenze circa la vita ultraterrena, si può attingere ad un’ampia documentazione dell’interesse con cui in Occidente si sono ricercate ed accolte notizie della tradizione musulmana sul destino dell’anima umana nell’oltretomba. Tra i vari filoni disponibili nel patrimonio dell’Europa Cristiana riscontriamo una tendenza, forse più limitata, ma non meno rilevante: quella che si riferisce indirettamente (o direttamente) al Corano e segue l’interpretazione letterale dei gaudi del Paradiso e delle pene infernali, quali risultano per i Musulmani dal loro libro sacro. Una seconda tendenza, certo più elaborata e meglio informata, segue invece la visione di Maometto e quindi è rappresentata prima da parziali tradizioni e successivamente, dal  tempo di Alfonso il Savio in poi, dal “Libro della Scala” nelle sue varie traduzioni e riassunti. Una terza tendenza che inizia appunto nel Duecento con Guglielmo di alvernia (nel De Legibus), con i grandi Catalani (Ramòn Marti, Raimondo Lullo e altri) e con la Scuola di Oxford (Tommaso di York e Ruggero Bacone), contrapponendo la filosofia di Avicenna (Ibn Sina^) alla stretta ortodossia musulmana, attribuisce alle narrazioni islamiche dei gradi paradisiaci e le pene infernali un valore puramente allegorico. Ma questa interpretazione, ritenuta avicenniana, venne poi condannata, nelle conseguenze che se ne volevano trarre nelle dispute teologiche entro il Cristianesimo, dal famoso decreto di Stefano Tempier, Vescovo di Parigi, del 1227; al punto che più tardi alla fine del Duecento, Richard of Middleton confutava l’interpretazione avicenniana nel suo insegnamento filosofico. E’ quindi possibile che, in tanto affluire di notizie sull’escatologia musulmana in varietà di gradi culturali ed in tanto discutere e disputarne, il solo Dante sia rimasto fuori da queste correnti culturali della sua epoca? Cerulli e la Corti lo hanno escluso, rompendo una cortina di scetticismo da parte di molti studiosi di orientalistica o di dantisti. Occorre a questo punto ricordare la scoperta, piuttosto recente, del “Viaggio dell’anima”, un opuscolo latino di essenziale valore storico che, ispirandosi alla filosofia di Avicenna (Ibn Sina^), descrive l’itinerario dell’anima umana verso la salvezza, attraverso i vari cieli e le varie “miseriae” infernali. Una sorta di percorso simile ad analoghe opere occidentali. Essa rappresenta già, nell’Europa Medioevale, una visione puramente filosofica, pur non mancando di elementi spirituali, di un viaggio nei regni dell’oltretomba verso il Supremo Bene. E le sue connessioni con il mondo arabo non sono dubbie.

 

Casalino Pierluigi, 18.04.2011.