Sono sorprendenti le parole del Direttore dell’Arcispedale S. Anna di Ferrara dottor Rinaldi comparse sul giornale in un dibattito sulla chiusura dell’ospedale cittadino:”…non è decisivo il tempo in cui l'ambulanza torna all'ospedale, ma quello in cui arriva sul posto”.
Non contento, aggiunge: “…io sto ai dati scientifici: nel momento in cui arriva l'ambulanza e prende in carico il paziente, ovvero ne capisce i sintomi, inizia il trattamento più adeguato, allerta l'ospedale di arrivo, a quel punto i tempi a seconda degli studi sono di 120 minuti oppure di tre ore”.
Fermo restando che i “dati scientifici”, pur citati con vaghezza salottiera, sono frutto di trattamenti di dati d’ingresso omogenei (quindi è inverosimile siamo desunti da ospedali come Cona posti fantozzianamente in luoghi non baricentrici e non serviti da raccordi stradali decenti), questi sono inevitabilmente riferiti a percentuali di successo. Che non sono del 100%, ovviamente, con un certo numero di casi fatali. Questo numero di eventi infausti rimarrà inalterato, lascia desumere il dottor Rinaldi, anche quando l’esperienza di Cona contribuirà a fornire nuovi input ai futuri “dati scientifici”. Come fa a saperlo? Perché se non ne ha vera consapevolezza scientifica, pur facendo bene la sua parte promozionale di Cona, la faccenda di un medico che ritenga accettabile il rischio di qualche morto in più nelle statistiche stride con il codice di deontologia medica.
Comunque, ammettendo che le autoambulanze siano mini poliambulatori atti a praticare sul posto TUTTE le terapie d’urgenza risultanti necessarie, visto che il dottor Rinaldi dà per scontato che ogni ambulanza sia idonea a far “capire i sintomi” dei pazienti presi in carico; e che la professionalità del personale sia OK (pur essendo noto che circolano ambulanze con a bordo soli autisti), per cui che OGNI trauma, malore, criticità riceva stabilizzazione certa sul posto dalla prodigiosa ambulanza, tale rapido arrivo = stabilizzazione, ci fa intendere il dottor Rinaldi, ha effetti certamente perduranti per due-tre ore su TUTTI i casi, racchiudendo ogni gravità in un tranquillizzante ambito strettamente deterministico.
In pratica si reclamizza una medicina d’urgenza fatta di consolidate certezze, in controtendenza al cammino della scienza medica sempre pronta a rimettere in discussione i suoi assiomi, perché poggiante su macroevidenze statistiche che in quanto tali non potranno mai conferire certezze al decorso dei singoli eventi.
Le infinite variabili che concorrono nei casi oggetto di chiamata al 118 non sono riconducibili alle relativamente poche categorie che la più raffinata statistica medica può contemplare. Ma questo sembra non aver importanza per il dottor Rinaldi. Se fosse il mio medico curante lo cambierei senza indugio. Posso cambiare anche il direttore generale dell’ospedale della mia città?
Paolo Giardini