Matteo Renzi: Fuori! e boom a Perugia. Il Rottamatore neofuturista sta arrivando...

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Perugia, Capitini stracolmo per Renzi:

«Basta essere come De Coubertin, non inseguiamo i giudici»

 Il sindaco di Firenze ha presentato il suo libro «Fuori!»

 
FROM AGI
 
http://www.agi.it/perugia/notizie/201102191152-cro-rpg1005-pd_renzi_presenta_libro_a_perugia_basta_ping_pong_e_bunga_bunga
 
Perugia, 19 feb. - "Un paese ormai alla frutta? in cui una generazione sta in panchina". E' questo il concetto che volevano indicare le cassette di frutta vuote al centro del 'palco' del Centro 'Capitini', a Perugia, dove Matteo Renzi, sindaco di Firenze, con una verve del tutto toscana, pungente e d'attacco, ha saputo catalizzare l'attenzione dei quasi 1000 presenti alla presentazione del suo libro 'Fuori', con cui l'autore lancia l'appello ad uscire dalla rassegnazione, dagli schemi, fuori dalla palude e dal politichese". Presente in sala anche il presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi che ha esortato a tornare "alla grande tradizione della politica di servizio, della politica intesa come passione". "Non vogliamo creare una corrente - ha detto Guasticchi - vogliamo semplicemente aprire una importante discussione e veicolarne l'informazione con mezzi moderni.
  Dobbiamo riportare le persone a discutere, ad incontrarsi e non rinchiudersi, ad appassionarsi e a partecipare, aprire al nuovo e porci in modo nuovo, senza divisioni. Dobbiamo affermare il valore della politica e riportare l'entusiasmo di fare politica". "Basta ai ping pong tra noi - ha detto Renzi -, parliamo delle cose che servono agli italiani. Bisogna uscire fuori da un sistema bloccato, avere il coraggio di provare a cambiare qualcosa. Il Pd anziche' cambiare leader cambia nome, ma poi resta sempre con gli stessi. Chi ha fatto per troppi anni il parlamentare, deve lasciare il posto. Non si tratta di dire 'giovani contro vecchi' ma 'merito contro rendita', la rottamazione quindi come valore di merito. Ma i dinosauri non si estinguono da soli". "E' ora di farla finita con le storie del bunga bunga - ha proseguito il sindaco di Firenze - e delle societa' off shore".(AGI)

 
* FROM  UMBRIA 24
 
 http://www.umbria24.it/perugia-capitini-stracolmo-per-renzi-%C2%ABbasta-essere-come-de-coubertain-non-inseguiamo-i-giudici%C2%BB/23167.html
 
di Francesca Marruco e Daniele Bovi
 
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi si chiama, almeno a parole, fuori dalla partita per la leadership all’interno del centrosinistra, giudicando ancora una volta perdente un’ipotetica candidatura di Rosy Bindi, non volendo polemizzare con il leader di Sel Nichi Vendola e invitando il centrosinistra tutto a smettere di essere «amico di De Coubertin». Quello, insomma, che partecipa e non vince mai. Prima di entrare in una stracolma sala congressi dell’istituto Capitini di Perugia dove, ospite del presidente della Provincia Guasticchi, ha presentato il suo libro, «Fuori!», Renzi è intervenuto su tutti i temi caldi sul tavolo del centrosinistra.
Rottamare la Bindi? Solo un’opinione Tornando sulla polemica intorno alle sue dichiarazioni a proposito della necessità di «rottamare» Rosy Bindi, Renzi sostiene di aver espresso «un giudizio come tanti, che si può condividere oppure no. Se Rosy si candiderà alle primarie e otterrà il consenso sarà il candidato, se non si candiderà è inutile continuare la discussione», «ma io – ha continuato – non sono della partita, la differenza è che io sono fuori». «Io – ha ribadito il sindaco “rottamatore” – ho solo detto che Rosy, che è un’autorevolissima parlamentare ha fatto già cinque mandati in parlamento e un mandato europeo. Si è candidata alle primarie e ha perso contro Veltroni, tutto questo vuol dire qualcosa». Vuol dire cioè, secondo il sindaco di Firenze, che quella dell’ex ministro della Sanità è una candidatura perdente. «Se però vuole candidarsi – conclude -, non vedo perché qualcuno possa negarglielo». Sferzante la replica che era arrivata nel primo pomeriggio dalla Bindi: «Vorrei che Renzi – ha detto aprendo la Conferenza nazionale delle donne – non avesse problemi, vorrei che si dedicasse con più energie alla sua città. Noi abbiamo capito che lui direbbe di sì solo a Renzi, ma non so se lo diremmo noi di sì».
Gli amici di De Coubertain Con Nichi Vendola invece, che nella giornata di venerdì in una dichiarazione aveva sostenuto di non condividere il modo di fare politica del sindaco di Firenze, Renzi non è entrato in polemica diretta, limitandosi a dire che «non è logico continuare con queste polemiche. L’idea che continui un ping pong verbale non appartiene al mio modo di interpretare la vicenda interna al Pd e al centrosinistra, quindi smettiamo di battibeccare tra di noi e parliamo delle cose che servono agli italiani», anche perché c’è una grande esigenza di un centrosinistra che voglia vincere le elezioni. Ci siamo stufati – ha detto –  di fare gli amici di De Coubertin, che l’importante è partecipare. Noi vogliamo vincerle le elezioni» ma per farlo, secondo il sindaco rottamatore, «occorre uscire da un blocco che riguarda anche il nostro partito, perché mentre critichiamo 20 anni di berlusconismo, da noi dobbiamo avere anche avere il coraggio di dire che bisogna provare a cambiare idee linguaggio e gruppo dirigente».
Non si batte Berlusconi inseguendo i giudici E il modo per battere il berlusconismo non è, secondo Renzi, «quello di rincorrere i giudici o la piazza ma chiudere il berlusconismo sconfiggendolo alle elezioni. Gli italiani hanno voglia di cambiare, vediamo se noi siamo in grado di cogliere questo desiderio di cambiamento. Dalle Regioni rosse – ha aggiunto poi Renzi – deve arrivare un messaggio di forza a livello romano, perché si possa avere un centrosinistra anche a Roma dove non ci fanno la morale sempre quelli che quando poi vanno sul territorio perdono e vengono doppiati dagli avversari».
Renzi mattatore Renzi scalda e incalza la platea stracolma del Capitini. E mentre sullo schermo passano diapositive, lui, scioltezza da mattatore sul palco, fissa alcuni punti fermi del suo pensiero. Fa ridere il pubblico, chiede, commenta e domanda. Non risparmia nessuno, dagli antagonisti naturali, ai politici più vicini a lui. La gremitissima platea del Capitini, quasi sguarnita dei locali dirigenti del Pd, la dice lunga sull’ esigenza di cambiamento di tanta parte dell’elettorato del Pd. e allora Matteo Renzi parla, intrattiene e lancia frecciate.
«Fuori!» e i politici che rubano Racconta un aneddoto che lo ha spinto a mettere nero su bianco il suo pensiero quando parla della genesi del suo libro «Io ho scritto questo libro per tanti motivi, ma uno importante è stato quando una bambina in una scuola alla mia domanda su chi sono i politici, mi ha detto  che i politici sono quelli che rubano. Ed è drammatico. E’ l’idea di un germe dell’antipolitica che attraverso i brutti esempi che abbiamo dato è arrivato anche ai bambini di sette otto anni».
Bisogno di cambiamento reale «se no qui si perde tutto» «Bisogna cambiare e indicare concretamente come cambiare perché se non lo facciamo si perde tutto, perché il momento che viviamo è un momento terribilmente affascinante ma anche molto problematico: da qui ai prossimi vent’anni cambierà la faccia dell’economia dell’Europa. Totalmente. La rivoluzione che viviamo produrrà degli effetti che se continuiamo a parlare solo di bunga bunga o off shores o di berlusconismo o antiberlusconismo non riusciremo neanche a vedere. Allora richiamarsi alla grande tradizione della politica come forma alta di carità organizzata significa essere in grado provare a cambiare linguaggi e contenuti.   Se non lo facciamo nelle regioni dove si vince non vedo perché debba farlo il Pd siciliano che si allea con Lombardo. Che poi – attacca il rottamatore- la Finocchiaro mi deve spiegare, si candida contro Lombardo, perde, dopo due anni ci fanno l’accordo a me questa la devono spiegare perché ancora non l’ho capita».
Ci vuole un centro sinistra che vinca «C’è una grande esigenza di un centro sinistra che voglia vincere le elezioni. Ci siamo stufati di fare gli amici di De Coubertain, che l’importante e’ partecipare. Noi vogliamo vincerle le elezioni» ma per farlo, secondo il sindaco rottamatore, «occorre uscire da un blocco che riguarda anche il nostro partito, perché mentre critichiamo 20 anni di berlusconismo, da noi dobbiamo avere anche avere il coraggio di dire che bisogna provare a cambiare idee linguaggio e gruppo dirigente».
Cos’è la rottamazione? « Questa pericolosa idea della rottamazione è contenuta all’articolo 22 dello statuto del Pd. Noi chiediamo solo il rispetto delle regole, cioè che chi ha fatto il parlamentare per più di tre mandati, ci fa la cortesia di lasciare spazio ad altri. Non vedo perché il Pd debba essere un partito che anziché cambiare il leader, cambia ogni ftre anni il nome del partito, ma rimane sempre con gli stessi. Questa è la rottamazione. Rottamatori, movimentatori, non importa il nome. L’importante è che ci siano persone che pensano che la politica è una cosa bella e che il Pd è un’esperienza straordinaria».

Guasticchi rottamatore Al Capitini ieri sera, il padrone di casa Presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi, presentando  Renzi ha detto:«Non vogliamo creare una corrente – ha detto Guasticchi – vogliamo semplicemente aprire una importante discussione e veicolarne l’informazione con mezzi moderni. Dobbiamo riportare le persone a discutere, ad incontrarsi e non rinchiudersi, ad appassionarsi e a partecipare, aprire al nuovo e porci in modo nuovo, senza divisioni. Dobbiamo affermare il valore della politica e riportare l’entusiasmo di fare politica».
La panchina, la frutta e i disegni dei bambini «Un paese ormai alla frutta… in cui una generazione sta in panchina». E’ questo il concetto che volevano indicare le cassette di frutta vuote al centro del palco del ‘Capitini’  su cui Renzi ha presentato il suo libro con una presenza e scioltezza scenica invidiabile. Renzi partendo con la musica dei Muse, ha toccato anni della storia d’Italia e del mondo per dimostrare l’esigenza del nuovo della politica, «una politica che è passione e non alchimia».  La sua serata perugina  Renzi l’ha poi chiusa aprendo una scatola con disegni di bambini delle scuole di Firenze: «dovrebbero spingerci ad uscire fuori dalla rassegnazione» ha concluso.