«Bindi e Bersani non saranno i candidati Pd»
La mattina in radio a "Un giorno da Pecora", il pomeriggio al Maxxi di Roma per la presentazione del suo libro (Fuori edito da Rizzoli) e la sera in tv a La7. Eppure Matteo Renzi dice che non si candiderà alle prossime primarie per diventare segretario del Pd. «Mi ricandiderò a sindaco di Firenze», dice ma fa anche un altro pronostico che non è un granchè per l'attuale leader. «Non credo che alle primarie i candidati saranno Rosy Bindi e Pierluigi Bersani». Lui si sente vicino all'idea di Veltroni del Lingotto «ma non era credibile la foto di gruppo: sempre gli stessi da 30 anni».
E su questa traccia resta nella presentazione del suo libro che ha molto di veltroniano. Non solo il luogo – il museo – ma la scena – lui si muove sul palco con un microfono e ha accanto solo un leggìo – le citazioni e i video che accompagnano la presentazione ricordano tantissimo la "Bella politica" veltroniana. C'è Kennedy e Mandela, c'è Obama e i ragazzi di "Social Network": e tutto va verso un'unica direzione, quella del cambiamento. «Credo che la politica non debba essere vissuta come sistemazione ma per mantenere in vita le aspettative dei bambini»: è questo il senso della sua «rottamazione». Farla finita con gli stessi che da anni sono sulla scena politica «non perché abbiano vinto ma nonostante abbiano fallito». Un fermo immagine riassume il senso del suo libro: tre date importanti per l'Italia – '94, 2001, 2009 – e Silvio Berlusconi è sempre premier mentre nel centro sinistra «si alternano le lotte tra D'Alema e Veltroni». E insiste: «Spero che il Cavaliere dimostri la sua innocenza e poi di batterlo alle elezioni. Se la smettessimo di sognare sante alleanze e cominciassimo a fare laiche proposte, il Pd andrebbe meglio».
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