Date: Mon, 21 Feb 2011 19:11:40 +0100
Subject: IL FONDO anno III - n. 137 / 21 febbraio 2011
From: miro.renzaglia@gmail.com
in questo numero articoli di
Roberto Alfatti Appetiti, Arba, Graziella Balestrieri,
Alberto Bernardino Mariantoni, Mario Grossi,
Masimo Ilardi, Marco Petrelli,
Miro Renzaglia, Angelo Spaziano, Federico Zamboni
Koenig. Il fascino discreto della corruzione
In un momento della nostra storia politica, in cui corrotti e corruttori escono allo scoperto sempre più esplicitamente, forse bisognerebbe interrogarsi sul senso della corruzione. Così come sarebbe venuto il momento di porre seriamente la questione, proprio quando, di fronte a questi episodi sempre più rilevanti, i paladini della pulizia morale si ergono a bastioni contro la cancrena dilagante.
Di fronte all’ambigua contrapposizione che vede da un lato i corrotti, emissari di ogni male e dall’altro i puri, i “catari” dell’incorruttibilità, senza pregiudizi, ci si dovrebbe interrogare a partire da una domanda che può apparire provocatoria e che suona così: “E se la corruzione fosse il motore del mondo”?
A porci questa domanda, in apparenza bizzarra, è Gaspard Koenig che ha scritto Il fascino discreto della corruzione edito da Bompiani.
Il punto di partenza del saggio pone immediatamente una delle questioni che, se non si vogliono fare affermazioni consolatorie, è sotto gli occhi di tutti. La corruzione “è un fenomeno più difficile da individuare di quanto si pensi. È dappertutto e non è da nessuna parte. La si condanna da lontano, la si incoraggia da vicino”.
La prima cosa da fare è rendersi conto che la corruzione non è solo quella evidente delle tangenti, delle bustarelle, della concussione, della sottrazione di fondi pubblici, dell’abuso di potere. La corruzione è fatta anche, e soprattutto, di nepotismo, di favoritismo. E il passaggio tra le sue varie forme è impercettibile. Spesso comincia e si fonda su un semplice atto di cortesia che si rende a un amico.....
CONTINUA
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