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Paolo Giardini Per una Ferrara con coraggio civico

 

DISINVOLTURA CIVICA

 

 


 

 

Un giovane ebreo antifascista di grande talento emigra in America per sfuggire alle restrizioni che in Italia gli negano le possibilità di carriera accademica. Per l’indubbio valore ottiene successo in università americane, gli si aprono le porte ai piani alti dell’establishment, diventa ricco.

Dopo la guerra torna nella città natale nella quale era rimasta la mamma, curata con dedizione filiale da un amico oculista e da lui protetta pure dalle persecuzioni rivolte agli ebrei. Per gratitudine e senso sociale, il ricco americano decide di dotare l’ospedale della sua città di un nuovo padiglione oftalmico dotato delle attrezzature più moderne, a dirigere il quale ci sarà l’amico, affermato oculista. Non bada a spese, vuole il meglio e in fretta. Unica concessione a se stesso, pretende che la donazione abbia carattere di immutabile aderenza al suo compito oftalmico e che il padiglione edificato sia intestato alla nome della madre.

Una favola vera realizzatasi in una Ferrara devastata dagli squarci dei bombardamenti e dagli stenti della ricostruzione, a dare concretezza all’immaginario collettivo del “sogno americano”. Non ho idea di quante copie del libro che narra la vicenda (“Max Ascoli a Ferrara” di M. Chiarion Roncarati, ed. Cartografica) siano state pubblicate e vendute. Presumibilmente saranno un migliaio i ferraresi in possesso del libro. Comunque, il volume è sicuramente presente nelle biblioteche, accessibile a tutti. Alla pagina 108, il saggio cita la clausola dell’Atto di Donazione del padiglione oculistico fatta al S. Anna, redatta nel 1950 da Max Ascoli. In quella, il benefattore rinunciava per sé ed eredi ai diritti che potevano derivare dalla costruzione: “ a condizione espressa che il Padiglione fosse destinato ad uso esclusivo di reparto oftalmico, ed in perpetuo intestato al nome ed in memoria della sig.ra Adriana Ascoli, madre del Prof. Max Ascoli”.

Corollario alla desolante vicenda edificatoria dell’ospedale di Cona, l’annichilimento dell’ospedale cittadino in controtendenza allo stile sanitario regionale comporterà pure l’oltraggio alla clausola della donazione. Un’inezia in confronto al resto, per cui la signora Adriana e il prof. Max potranno rigirarsi nelle tombe fino a provocar terremoti, ma all’amministrazione comunale (erede di quella che accettò con gratitudine il dono) interessa il valore commerciale dell’immobile senza tanti orpelli quali la fedeltà alla clausola sottoscritta, anche se la clausola è tutt’altro che segreta.

Il rigore morale espresso in un caso analogo dall’amministrazione del sindaco Cetto la Qualunque sarebbe identico. Una bella pubblicità per eventuali lasciti a favore del Comune.


Paolo Giardini

 

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