1939. La diffusione dell'Islam alla vigilia della seconda guerra mondiale. Una retrospettiva su cui riflettere. -5

Nel 1939 l'Islam in Africa contava in media il 37% della popolazione, con forti disparità da zona a zona: infatti a nord e a nordest raggiungeva l'82%, nell'est l'8%, nell'ovest il 32%, al centro il 4% e nel sud soltanto il 2%, con le seguenti suddivisioni in agglomerati musulmani per percentuali:
Marocco francese e spagnolo il 97% della popolazione, Algeria l'82% della popolazione, Tunisia il 93%, Egitto il 91%, Libia italiana il 94%, Sudan anglo-egiziano il 66% , Rio de Oro il 99%, Africa Occidentale francese il 60%, Africa Equatoriale francese il 99%, Somalia francese il 99%, Somalia britannica il 100%, Africa Orientale italiana il 37%, Gambia il 50%, Togo anglo-francese il 10% circa, la Guinea portoghese il 20%, la Sierra Leone il 30%, la Nigeria del Nord e quella del Sud il 78%, il Camerun anglo-francese il 25%, il Congo belga lo 0,2%, l'Africa Orientale britannica il 30%, Nyassaland l'11%, Fernando Po il 4%, Isole Riunione etc. francesi il 3%, Isole Maurizio etc. britanniche il 12%, Mozambico il 4%, L'Unione Sud-Africana il 2%. Dalle cifre suesposte appare chiaramente come il paese islamico dell'Africa era l'Egitto, seguito dalle due Nigerie, e dai territori francesi del nord e ovest. Nel Nord-Africa si notava, specialmente in Algeria, un risveglio islamico con l'effetto di sorgere di varie associazioni per riorganizzazione la base musulmana dal punto di vista religioso-sociale-politico. Fra i gruppi di più recente formazione si distingueva l'"Associazione degli Ulema" (una sorta di iniziativa ante-litteram di reislamizzare l'Islam - come si assisterà negli anni Novanta in Algeria con le cruente vicende che si ricordano- e di esportarlo con qualsiasi mezzo, secondo le osservazioni di molti), che puntava a "mettere in grado l'Islam, che ha diffuso le luci della civiltà all'Occidente, che era nelle tenebre, di diventare la fiaccola dell'umanità". Una riprova di un atteggiamento mentale, anche in quelle zone, dove i musulmani erano comunque in stragrande maggioranza, inteso a non abbandonare lo spirito espansionista ed aggressivo, dimostrando con periodici ritorni al persistere della tendenza missionaria e caratterizzata da un frenetico proselitismo. Il concetto panislamico abbinandosi anche quello politico nazionalista e internazionale islamico nel senso panarabo era molto sentito e manteneva vivo il fermento contro la Potenza coloniale dominante, la Francia. Se pur comprensibile, tale radicato modo di pensare non deponeva, a detta di chi studiava quei fenomeni, a favore di una rinnovata capacità di esprimere modernità e fantasia politica, continuando a guardare nostalgicamente al passato, senza aprirsi a prospettive nuove di trasformazione della società. Dopo la caduta dell'Impero Ottomano, la Turchia aveva assunto un carattere laico, disinteressandosi del problema religioso (oggi si assiste al fenomeno opposto con prospettive al momento imprevedibili) ed in parte opponendosi a manifestazioni di culto ed anche di antiche tradizioni. Tuttavia, già dopo la morte di Kemal Ataturk, il creatore della moderna Turchia, il governo di quel paese aveva vagliato progressivamente la sua funzione di grande potenza musulmana. Di fatto, peraltro, il quegli anni, era divenuto il centro propulsore dell'Islam mondiale, il cui fulcro morale era appunto l'ambiente cairino della celebre moschea e università di el-Azhar, autentico centro universale della cultura e della formazione islamica, nel cui seno si mirava a creare un movimento nettamente anti-occidentale e anti-cristiano. Non vi era un problema (e come sembra anche adesso) che interessasse tutto il mondo musulmano che non venisse discusso. ogni popolo, razza o stirpe musulmana vi era e (vi e) è rappresentata fra le migliaia di studenti e frequentatori. In questo ambiente, ostile ad ogni influenza occidentale e moderna, laica e riformista, si stava consolidando un'atmosfera propizia al fanatismo. Tale tendenza era sicuramente intesa, come spesso qualche attento analista del tempo faceva notare, a gettare le basi di un sistema pan-islamico o di fratellanza islamica, rigettando anche ogni modifica dottrinale: tra le diverse iniziative a difesa della purezza dottrinale si generavano movimenti internazionali volti a ripristinare il Califfato. In Egito la corrente dei "Giovani Musulmani" aveva lo scopo di diffondere instancabilmente il Corano e nel 1928 fu deciso di fondare scuole a scopo di combattere i missionari cristiani, concetto ribadito nel Congresso del 1930. Fino al 1940 era stato presidente di questo movimento era il dottor Abl-el-Hamid bey, noto per il suo passato politico ostile all'Occidente. L'azione missionaria si muoveva dall'Egitto verso la Cina, il Giappone e anche verso l'Etiopia. In Egitto le conversioni all'Islam da altre religioni si moltiplicavano e persino l'atteggiamento strettamente osservante del nuovo giovane kedivè Faruq, che godeva simpatie nei circoli dell'Islam ultra-ortodosso, faceva pensare ad una candidatura di tale personaggio al Califfato.
Casalino Pierluigi, 30.12.2014