L'Islam e la donna. Considerazioni non marginali

Un grande filosofo musulmano, il berbero-andaluso Ibn Rushd (l'Averroè dei latini, così ammirato da Dante) ebbe della donna, nel contesto del pensiero islamico, una concezione straordinariamente moderna (leggi sull'Asino Rosso: Casalino Pierluigi, La posizione della donna in Ibn Rushd (Averroè). Analoghe considerazioni furono formulate da studiosi ed esegeti della legge islamica, ma restano ancora ombre sul generale atteggiamento dell'Islam nel suo complesso verso i musulmani di sesso femminile, nonostante certe inequivocabili premesse delle origini che escluderebbero ogni azione di forza o di violenza da parte degli uomini sulle donne. Tralasciando le moderne legislazioni dei paesi arabi e musulmani e del confronto serrato che le donne dell'Islam hanno in corso con l'altro sesso, è opportuno risalire brevemente ad alcune proposizioni del primo Islam, in particolare ad affermazioni del Profeta stesso dell'Islam. "Il Profeta- si è scritto - non percosse mai di propria mano né una delle sue mogli, né uno schiavo, né alcun altro". E' chiaro che un simile atteggiamento non era qualcosa di banale, e già delineava la differenza tra Maometto e i suoi discepoli a proposito della violenza contro le donne.  Maometto fu sempre contrario all'uso della violenza nei confronti dell'altro sesso e molti non capivano perché egli si fermasse si tale posizione e lo accusavano di tollerare il fatto che le donne seminassero il caos. Al ché Maometto rispose loro:"Bene picchiatele, ma solo i peggiori fra di voi ricorreranno a simili metodi". Ci sono dei versetti del Corano e punti fondamentali della tradizione che, lungi ancora dall'essere interpretati alla luce della critica storica e dell'ermeneutica religiosa, concedendo al pregiudizio, non di rado di derivazione non scritturale, prestano il fianco, nelle mani di certe correnti fondamentaliste (ostili peraltro allo stesso affermarsi della democrazia moderna). Anzi i politici arabi o musulmani moderni, infiammati talora da una rivisitazione improponibile del Corano, aldilà persino dello stesso messaggio coranico, non riescono ad assimilare l'idea di eguaglianza, di democrazia, di tolleranza e di rispetto. Acute intelligenze arabe denunciano, e tra esse quelle femminili, che vivono con drammatica ansia l'attuale stagione di cambiamenti nel mondo arabo-islamico, denunciano quanti proclamino di volere rispettare la volontà divina con mezzi e condotte assolutamente intollerabili e incompatibili con la predicazione di Maometto. Per concludere su questo aspetto del grande e travagliato dibattito che agita l'Islam contemporaneo, giova ricordare quanto Maometto fosse, dal canto suo, assillato dai discepoli dei due sessi e dalle loro rispettive rivendicazioni, turbato da rivelazioni divine che ostacolavano il suo progetto, influenzato da Omar, rappresentante dalla tradizione, delle reazioni ancestrali e dell'abitudine, sapeva di aver bisogno di rafforzare la sua influenza nel modo più sicuro e dunque meno contestato, incanalando le energie dei fedeli, attraverso vittorie militari (e ciò nel solco della visione vetero-testamentaria) al fine di ritrovare il suo posto centrale nella comunità islamica e tenere ferme le mani sull'unità dottrinale e politica. Circostanza che in seguito, dopo la sua morte, non sarò più rispettata.
Casalino Pierluigi, 2.01.2015