ELOGIO DELLA GIOVENTU'- CONTRO LA GERENTOCRAZIA IN EMILIA ROMAGNA
IL CONSIGLIERE regionale del Movimento grillino, Giovanni Favia, interpreta esattamente il proprio ruolo. Fa il grillino che gioca fuori dagli schemi, attacca a destra e a sinistra, va controcorrente a tutti i costi. Le sue bordate contro la Regione che ha definito «un ufficio di collocamento», contro le commissioni («molti colleghi parlano al cellulare, leggono il giornale»), contro un modo vecchio di concepire al politica, contro presunte incompetenze e privilegi, hanno sollevato un polverone bipartisan. Tutti indignati, di qua e di là, a destra e a sinistra. Era prevedibile anche perchè Favia, in perfetto stile grillino pronuncia molte accuse generiche. Ieri si sono sollevati come una falange libica anche cento giovani amministratori del Pd (età media 27 anni) che hanno coperto di critiche l’esuberante Favia.
Moltre critiche, ma nessuna autocritica. Favia è impazzito totalmente? Forse esagera, probabilmente usa toni troppo alti, ma qualche spunto di riflessione lo fornisce. Colpisce (a destra e sinistra) tanta indignazione senza che nessuno dica: forse in quello che afferma c’è qualche aspetto su cui ragionare. Non sarebbe una cattiva idea. Per esempio parla di «quote giovani». Al di là della carta di identità l’appello di Favia per una politica più libera da schemi sorpassati e più nuova nella mentalità non è una eresia. Ci sono molti dinosauri che hanno lavorato bene, ma hanno fatto il loro tempo e non toccano più le corde dei cittadini. Il Pd ne sa qualcosa. E lo ha detto, con parole diverse e meno irruente, anche Matteo Richetti, presidente margheritino dell’assemblea regionale, che ragiona in tandem con l’altro Matteo, e cioè Renzi sindaco di Firenze.
I cento giovanotti del piddì del documento anti Favia non dimostrano di avere tante idee fresche, nonostante la giovane età. Dicono cose vere ma sono le solite: libertà è partecipazione, è ascoltare, è amare la nostra terra, è lottare contro i tagli del governo. Poco o nulla sugli sprechi degli enti locali, dei costi eccessivi della politica, di molti amministratori del Pd senza competenze specifiche riciclati in società pubblico - private solo per meriti di partito. A Modena un’inchiesta del Carlino su «poltrone rosse» ha creato imbarazzi che stanno scuotendo l’ex Pci. Non abbiamo dubbi sulla passione dei giovani piddì, sui sacrifici che fanno per la politica. Il cuore non manca. Spiegano a Favia che non si può dire che tutto fa schifo. Ma loro, per fare davvero un salto di qualità ed uscire dagli schemi dovrebbero ammettere che non è vero che nell’Emilia rossa e nel partito che la governa da 60 anni va tutto bene. Serve coraggio. Chi ce l’ha si faccia avanti.
IL CONSIGLIERE regionale del Movimento grillino, Giovanni Favia, interpreta esattamente il proprio ruolo. Fa il grillino che gioca fuori dagli schemi, attacca a destra e a sinistra, va controcorrente a tutti i costi. Le sue bordate contro la Regione che ha definito «un ufficio di collocamento», contro le commissioni («molti colleghi parlano al cellulare, leggono il giornale»), contro un modo vecchio di concepire al politica, contro presunte incompetenze e privilegi, hanno sollevato un polverone bipartisan. Tutti indignati, di qua e di là, a destra e a sinistra. Era prevedibile anche perchè Favia, in perfetto stile grillino pronuncia molte accuse generiche. Ieri si sono sollevati come una falange libica anche cento giovani amministratori del Pd (età media 27 anni) che hanno coperto di critiche l’esuberante Favia.
Moltre critiche, ma nessuna autocritica. Favia è impazzito totalmente? Forse esagera, probabilmente usa toni troppo alti, ma qualche spunto di riflessione lo fornisce. Colpisce (a destra e sinistra) tanta indignazione senza che nessuno dica: forse in quello che afferma c’è qualche aspetto su cui ragionare. Non sarebbe una cattiva idea. Per esempio parla di «quote giovani». Al di là della carta di identità l’appello di Favia per una politica più libera da schemi sorpassati e più nuova nella mentalità non è una eresia. Ci sono molti dinosauri che hanno lavorato bene, ma hanno fatto il loro tempo e non toccano più le corde dei cittadini. Il Pd ne sa qualcosa. E lo ha detto, con parole diverse e meno irruente, anche Matteo Richetti, presidente margheritino dell’assemblea regionale, che ragiona in tandem con l’altro Matteo, e cioè Renzi sindaco di Firenze.
I cento giovanotti del piddì del documento anti Favia non dimostrano di avere tante idee fresche, nonostante la giovane età. Dicono cose vere ma sono le solite: libertà è partecipazione, è ascoltare, è amare la nostra terra, è lottare contro i tagli del governo. Poco o nulla sugli sprechi degli enti locali, dei costi eccessivi della politica, di molti amministratori del Pd senza competenze specifiche riciclati in società pubblico - private solo per meriti di partito. A Modena un’inchiesta del Carlino su «poltrone rosse» ha creato imbarazzi che stanno scuotendo l’ex Pci. Non abbiamo dubbi sulla passione dei giovani piddì, sui sacrifici che fanno per la politica. Il cuore non manca. Spiegano a Favia che non si può dire che tutto fa schifo. Ma loro, per fare davvero un salto di qualità ed uscire dagli schemi dovrebbero ammettere che non è vero che nell’Emilia rossa e nel partito che la governa da 60 anni va tutto bene. Serve coraggio. Chi ce l’ha si faccia avanti.
di BEPPE BONI
IL RESTO DEL CARLINO- http://www.ilrestodelcarlino.it/cronaca/2011/03/20/476724-coraggio_cambiare.shtml