Futurismo a Roma Tre- intervista a Valerio Benedetti

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FUTURISMO-AVANGUARDIA-AVANGUARDIE-Università Roma Tre. 24 3 2011 Convegno "straordinario" sul futurismo, a cura di Valerio Benedetti con Vitaldo Conte, Adriano Scianca, Roberto Guerra, Mario Bernardi Guardi (+ bonus video-tra i quali Antonio Saccoccio-intervista a Luce Marinetti): ospiti significativi di diversa e opposta matrice culturale.

 

*Intervista di Roberto Guerra a Valerio Benedetti

http://www.fainotizia.it/2011/03/20/futurismo-avanguardia-avanguardie-intervista-valerio-benedetti

http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=105270

D- Effetto centenario del 2009? Il ritorno dei futuristi o archiviazione storica?


Sicuramente il recente centenario ha influito notevolmente sulla scelta di organizzare una conferenza sul Futurismo. A Roma Tre, d’altronde, non è stato dato il giusto spazio e il doveroso risalto a una ricorrenza tanto importante, sicché ci è sembrato doveroso parlare, cent’anni dopo, della più grande avanguardia artistica (ma non solo) del Novecento. Potrà sembrar strano che si parli di Futurismo in un’Università, in un’«accademia», nel luogo cioè che Marinetti e gli altri schifavano più di ogni altra cosa («noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie»): ma quello che intendiamo fare, infatti, è portare un uragano vitale in un mondo che sembra aver smarrito quello slancio spontaneo e verace verso una cultura viva e incarnata quotidianamente.

Per il resto, «ritorno dei futuristi o archiviazione storica»? Marinetti lo disse sin dall’inizio: «I più anziani fra noi hanno trent’anni: ci rimane dunque almeno un decennio, per compier l’opera nostra. Quando avremo quarant’anni, altri uomini più giovani e più validi di noi ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili. Noi lo desideriamo!». Il Futurismo, insomma, ha da morire. Ma quello che deve esser mantenuto e alimentato, invece, è certamente lo spirito del Futurismo: uno spirito giovane, avanguardista, spregiudicato, beffardo, antiborghese, vitalistico, volontaristico e moderno. Il che non è poco…


D- Dopo l’oblio ideologico, l’equivoco mediatico dei futuristi finiani.


Da un punto di vista prettamente linguistico, la nomenclatura che meglio s’attaglia ai membri di un partito che si chiama Futuro e Libertà, per me, è «futurliberisti». Tra l’altro, mi sembra anche più consono al progetto politico della compagine di Fini.


D- Basta con la destra o la sinistra. Oltre al manifesto turbodinamista già  in tal senso, di Casa Pound...


I concetti politici di «destra» e «sinistra» sono un residuato del XVIII secolo (nascono infatti con la Rivoluzione francese), che non ha – francamente – più senso di esistere. Sono gabbie mentali che impediscono la realizzazione di nuove sintesi e nuovi orizzonti per la nostra politica nazionale. Per tornare all’origine dei termini, infatti, oggi i nostri partiti mi sembra assomiglino – tra Giacobini e Foglianti – al Centro, alla cosiddetta «Palude».

Lo stesso Futurismo, tra l’altro, rifuggiva da questi steccati ideologici: se in Italia la maggior parte dei futuristi divenne fascista, in Russia invece il geniale Majakovskij fu il cantore della Rivoluzione d’ottobre.

Per quanto riguarda CasaPound e la sua «artecrazia», credo che i manifesti dell’EstremoCentroAlto e del Turbodinamismo, oltre alla giovinezza dionisiaca del Blocco Studentesco, rappresentino alla perfezione la volontà di proiettarsi con spirito futuristico e avanguardistico nel Terzo Millennio: è la lotta del Marmo contro la Palude, è una nuova marinettiana «sfida alle stelle».


D- L’evento futurista di Roma


 Dall’evento del 24 marzo ci attendiamo una buona risposta di pubblico, anche perché, a pochi giorni dalle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, non può che interessare e suscitare entusiasmo un movimento artistico rivoluzionario e arcitaliano, fulgido esempio del genio del nostro popolo, che diede inoltre tanti combattenti alla cosiddetta «Quarta Guerra d’Indipendenza», ossia il primo conflitto mondiale che ridonò Trento e Trieste all’Italia. Per fare un solo e significativo esempio, Marinetti – non più giovanissimo – partì volontario per il fronte tornandone pluridecorato. Quindi, ripeto, se il Futurismo «fu», non deve assolutamente andar disperso il suo spirito: spirito gagliardo, sorridente, italianissimo. Spirito di artisti e di eroi.

http://www.ilgiornale.it/cultura/basta_destra_e_sinistra_meglio_etica_epica_ed_estetica/10-04-2009/articolo-id=342827-page=0-comments=1

http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=66501