Postumanisti: Emmanuele Pilia interview

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D - La città del futuro, come la vedi?
Pilia Emmanuele Jonathan- Non è facile rispondere ad una domanda come questa, dato che i cambiamenti vedono grossi strati di accumulazione storica, interrotti da improvvisi cambiamenti. Fermiamoci ad osservare le città italiane, note per il loro immobilismo storico. Pensiamo a Roma, ferma a marcire per secoli dopo il crollo dell'impero romano, e poi ricostruita su sé stessa da Giulio II in poi, per poi tornare ad una lunghissima stasi dopo che l'intervento riformista papale si acquietò, in attesa che il governo risorgimentale, prima, ed il fascismo, poi, ne volle ricambiare il volto una nuova volta. Le città di altri stati hanno vissuto il cambiamento in maniera meno traumatico, tramite una serie di innesti che non avevano a che fare con l'ammodernamento fino a sé stesso, ma a delle vere e proprie esigenze funzionali. Guardiamo Parigi, una città in cui il passato più abissale convive con la modernità più avveniristica, oppure a Londra, dove grattacieli tra i più contorti sembrano quasi dei moderni obelischi sul selciato del tessuto storico. Sono ovviamente due modelli distinti: il primo vede la modernità e la necessità di rinnovo come un voltare pagina, la benda d'emergenza ad una ferita che ha sanguinato fin troppo, e di cui non è possibile più sopportarne le perdite ematiche: motivazioni igieniche, di decoro, propagandistiche, assistenziali e quant'altro sono i motori del rinnovamento. Insomma, in questo primo modello, la modernità è l'ancora di salvezza dal baratro. Il secondo modello vede invece la modernità come una naturale componente della vita della città, che, come un organismo sano, ripara i propri organi tramite tessuti nuovi, e non appena questi terminano il proprio ciclo di vita, vengono rimpiazzati. Detto questo, quale città nel prossimo futuro potrebbe affermarsi? È probabile che vi sarà, in un futuro non poi così abissale, l'impossibilità di preservare il patrimonio storico che abbiamo oggi ereditato dal passato, e quindi questo, naturalmente, verrà lentamente dismesso. Immaginiamo un futuro da qui a cinquecento anni: dei centri storici attualmente esistenti, se ne salveranno soltanto un limitatissimo numero, così come dell'edilizia diffusa che vediamo sorgere come moderne mura alle periferie, essendo di qualità infima. I tessuti stradali storici, nate da esigenze e conoscenze tecniche che non sono le nostre, quindi saranno lentamente rimpiazzati. Una grande importanza, ne sono convinto, sarà data all'estetica, tramite interventi non volumetrici, quindi non costruiti, ma olografici. Già oggi, vedendo una città da lontano, è impossibile non rimanere colpiti dalla potenza luminosa che queste sprigionano. In futuro mi immagino che le città saranno più simili a soli pulsanti di potenza estetica!

D- Situazionismo e transumanesimo..
Pilia Emmanuele JonathanNonostante non sia facile rintracciarlo, sono dell'idea che vi sia una sottile vicinanza tra il movimento artistico ed il transumanesimo, anche se il fine è ben diverso: entrami infatti aspirano ad un'umanità nuova, un salto antropologico che la tecnologia porterà per forza di cose con sé. Nel caso del situazionismo, la tecnologia, liberandoci dal lavoro, avrebbe generato nuove (ma arcaiche) necessità di vita: seguire le proprie pulsioni. In questa regime di storicità, nel cui erroneamente si potrebbe scambiare un tornare ad essere bambini, giocare, con il dar sfogo al proprio istinto creativo, l'intera umanità creatrice, avrebbe come unica preoccupazione quella di creare, trasformare radicalmente il mondo. Il situazionismo non ha finalità molto diverse, se escludiamo il lato ludico della situazione.

D- Le grandi utopie della città mondiale di Sant'Elia e Walter Gropius, hanno oggi valore o no?
Pilia Emmanuele JonathanVorrei prima fare un distinguo: tra Walter Gropius ed Antonio Sant'Elia vi è un abisso ideologico incolmabile, che è bene sempre tener presente. Il primo era socialista e pacifista, dedicava il suo impegno teorico verso fini di eguaglianza delle masse, il secondo invece, da bravo futurista, era disinteressato a finalità sociali ed interventista. I loro lavori tra loro rappresentano concettualmente infatti gli estremi di uno spazio siderale. Eppure, in entrambi è viva la volontà e l'ottimismo verso un futuro che allora sembrava veramente a portata di mano! Oggi, a distanza di un secolo, le loro idee hanno perduto ogni validità ovviamente, e sono state superate di lì a pochi decenni. Però non si può rimanere impassibili di fronte al fervore con cui proclamavano i loro ideali!

D- E lo Spazio, quando la prima città sulla luna secondo te?
Pilia Emmanuele Jonathan Volendo essere pragmatici: quando verrà giustificato il finanziamento di tale opera. Ormai si hanno tecnologie per la realizzazioni di ambienti di tali tipologia, e c'è addirittura chi ha pensato di iniziare a proporre la realizzazione di un albergo sulla luna per finanziare la sua colonizzazione, come la Hilton, che ha aperto già la trattativa con la NASA! Inizialmente avrà un aspetto molto tecnico, gli impianti saranno la componente estetica predominante nell'esterno, ma credo che l'habitat sarà confortevole e spazioso: un po' come nelle navi o negli aerei. Solo in una seconda fase, quando la tecnologia metterà in secondo piano i problemi relativi ad una edilizia in assenza di atmosfera, come sulla luna per l'appunto, sarà possibile magari avere un linguaggio proprio, e si potrà parlare di vere e proprie città!
Pilia Emmanuele Jonathan

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Roby Guerra