Pierluigi Casalino Nel segno di Kubrick

 


Smisurato, megalomane, evocatore di minacce sull’avvenire dell’umanità e, sicuramente, talento immenso e immaginario, dizionario vivente di perenni fantasie oniriche, al limite del visionario: questo è stato (e resta) Stanley Kubrik (1928-1999), regista americano dalle mille dimensioni, poliedrico fenomeno della rappresentazione e dell’invenzione dell’inconscio dell’uomo. Retrospettive integrali o parziali della sua opera e della sua follia creatrice sono all’ordine del giorno delle cineteche. Autentici monumenti della storia del cinema proposti in inesauribili e suggestivi archivi di immagini e di immaginazioni da vivere come esperienza profonda del mistero del messaggio dell’uomo. Anticipatore di mondi connessi, di stagioni instabili e disorientate, geografie di coscienze adagiate su mappe sempre più inservibili, proiettate di là delle coordinate di tempo e di spazio: dove eravamo spettatori, ora (con Kubrik) siamo produttori di contenuti frammentati ed espansivi, attraverso comunicazioni, in cui ci ritroviamo a rileggere il nostro dna, dove sono mutate le forme di percezione e di conoscenza e gli stessi gesti e i comportamenti. Il mondo di Kubrik è un universo di continuo presente, così incommensurabilmente diverso da quello del passato, dinamiche catturate dal futuro e adattate al dramma di una quotidianità surreale. Il regista non sembra interessato a seguire i vecchi sentieri, dove non v’è traccia di tutte le metamorfosi annunciate, dove la terra appare ancora piatta. Come i pionieri, se vogliamo sopravvivere e anzi avanzare, non possiamo non “mappare” giorno per giorno i territori che andiamo esplorando, nel segno di Marte, nel segno di Kubrik.

 

 

 

Casalino Pierluigi, 25.03.2011.