Anche i partigiani rimbambiscono!

Sono d’accordo di intitolare una piazza di Cento agli eroi Falcone e Borsellino, fulgido esempio di italiani che hanno sacrificato la vita per difendere la legalità e le istituzioni repubblicane dall’assalto della criminalità organizzata, nonostante si fossero trovati soli e trascurati da quello stesso Stato che avevano scelto di servire con tanta abnegazione. Mi fa piacere che anche il consigliere Catullo Nalin adesso lo riconosca, perché la sinistra non c’era al loro fianco quando avrebbero avuto bisogno del suo sostegno, anzi non perdeva occasione per demonizzarli.

Trovo tuttavia strumentale e di pessimo gusto strumentalizzare le figure di quei due fulgidi eroi per infangare la memoria dei sette fratelli Govoni, assassinati a guerra conclusa da una banda partigiana che aveva scambiato la lotta per la libertà con quella di classe, il cui scopo era imporre anche all’Italia il paradiso sovietico. Per questo bisognava spazzare via chiunque potesse rappresentare un ostacolo al comunismo, reduci della Rsi e loro famigliari, professionisti, religiosi, possidenti terrieri, persino partigiani Bianchi. Questa ormai è storia e gli italiani sanno come sono andate veramente le cose anche grazie all’opera coraggiosa di uno storico di sinistra ma onesto come Giampaolo Pansa. Riconoscere che la guerra civile ha prodotto atrocità disumane da entrambe le parti non vuol dire sminuire il valore di quanti combatterono per la libertà, anzi è proprio grazie alla condanna di episodi di violenza gratuita come l’assassinio dei sette fratelli Govoni che permette di rendere onore a quanti furono invece rispettosi dei vinti ed evitarono massacri indiscriminati, consegnando eventuali criminali di guerra al giudizio della magistratura e non alle torture cui furono consegnati mio padre e i suoi fratelli, compresa una giovanissima mamma da appena due mesi!

Le accuse che adesso tira fuori Nalin, a distanza di tantissimi anni e senza che ai presunti colpevoli sia mai stato concesso di potersi difendere, sono solo uno squallido tentativo di giustificare un crimine ingiustificabile solo perché a commetterlo furono dei comunisti. Mio padre ed i suoi fratelli erano persone perbene, che non hanno mai fatto del male a nessuno, che certo avevano le loro idee, ma come altri milioni di italiani. E per questo non meritavano la fine che l’odio di pochi facinorosi gli ha voluto infliggere. I miei concittadini questo lo sanno da sempre e non saranno certo le falsità di un vetero comunista come Nalin a cambiare la storia. Ecco perché Piazzale 7 Fratelli Govoni deve restare, come piccolo segno di risarcimento morale a quei poveri morti e se mi permettete, delle tante sofferenze e ingiustizie patite dai sopravvissuti.

Come monito affinché gli italiani non debbano più conoscere tanto odio.

Cesare Govoni, figlio di Dino Govoni

http://www.estense.com/perche-piazzale-7-fratelli-govoni-deve-restare-0140466.html