«Allah è grande! Testimonio che non vi è altro Dio se non Allah! Testimonio che Maometto è l'inviato di Allah!». La voce del muezzin, in lingua araba, rimbomba da un altoparlante collocato su una torre di metallo eretto a minareto nella moschea di Cascina Gobba al civico 366 di via Padova alle ore 13.09 di venerdì scorso 22 aprile 2011. È una data storica: per la prima volta in Italia una moschea ha diffuso l’appello alla preghiera islamica. È la sfida più significativa dell’islam radicale al nostro stato di diritto dopo l’occupazione di piazza Duomo da parte di circa 2mila musulmani il 3 gennaio 2009, ostentando provocatoriamente la preghiera collettiva islamica di fronte al simbolo della cristianità. Se allora si trattò manifestamente della prova dell'occupazione del nostro spazio fisico, ora si è trattato della prova dell’occupazione del nostro spazio valoriale e identitario. In entrambi i casi noi veniamo trattati come se fossimo una terra di conquista venendo percepiti come una landa deserta. Milano si conferma la capitale italiana dei fanatici di Allah. In viale Jenner sorge la moschea più inquisita e più collusa con il terrorismo islamico internazionale. Il suo imam, Abu Imad, nome di battaglia di Arman Ahmed El Hissini Helmy, è in carcere con una condanna a tre anni e otto mesi per «associazione a delinquere aggravata da finalità di terrorismo ». Nella motivazione della sentenza si specifica che ha personalmente praticato il lavaggio di cervello e ha trasformato un certo numero di fedeli in terroristi islamici suicidi e di cinque di loro abbiamo la certezza che si sono fatti esplodere in Irak. Fu proprio Abu Imad a guidare l'occupazione di piazza Duomo. Così come a Milano davanti alla caserma Santa Barbara il 12 ottobre 2009 tentò di farsi esplodere il terrorista libico Mohamed Game. Al tempo stesso Milano emerge come la capitale dell’islamicamente corretto. Il cardinale Tettamanzi il 4 settembre 2010 ha nuovamente auspicato la costruzione di una grande moschea a Milano, raccogliendo il sostegno di monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale della Cei (Conferenza episcopale italiana) per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese. E guarda caso anche il plauso della sedicente «Comunità islamica di Milano » proprietaria della moschea di Cascina Gobba che venerdì scorso ha diffuso il primo appello alla preghiera islamica della storia d’Italia. In un comunicato del 5 settembre 2010 si legge che la Comunità islamica di Milano «accoglie con grande soddisfazione le dichiarazioni dell’Arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi e lo ringrazia per la sua grande sensibilità verso le esigenze cultuali dei musulmani di Milano. Auspichiamo che il sindaco, le istituzioni e la società civile milanese recepiscano il messaggio di civiltà che il presule ha voluto rivolgere e inizi un percorso affinché anche Milano, come tutte le grandi città dell’Europa, possa avere quanto prima una grande moschea degna del suo prestigio e dell'importante Comunità islamica che ospita».Per la verità Milano non ha bisogno di una nuova grande moschea perché esiste già ed è proprio la moschea di Cascina Gobba! Si tratta di un immobile di complessivi 3.091,26 metri quadrati, costituito da piano seminterrato, piano rialzato, primo piano e parzialmente da un secondo piano.
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