Pierluigi Casalino: DAHRENDORF E L'EUROPA

 


Il grande sociologo britannico di origine tedesca Ralf Dahrendorf, nel 1997, in tempi certamente non sospetti e pervasi da una generale infatuazione europeista di stampo illuministico, esprimeva, in un fortunato saggio dal titolo suggestivo e profetico “Perché l’Europa? Riflessioni di un europeista scettico”, tutta la sua contrarietà ad un’Europa-Stato Nazionale. L’autore, in particolare, rappresentava le sue perplessità nei confronti di un organismo che avrebbe avuto la pretesa di rendere uguali il vino e la birra da Aberdeen a Palermo. Dahrendorf, con un senso di profondo euro cinismo, guardava con preoccupazione ad un’Europa gestita nel nome della retorica di Maastricht e della moneta unica, oltre che impegnata nella forsennata ricerca della stabilità dei bilanci ad ogni costo, a scapito delle conquiste dello stato sociale. Dahrendorf paventava un’Europa senza cuore, che avrebbe finito per rafforzare il risentimento di molti cittadini del Vecchio Continente per la politica e per la burocrazia comunitaria, ma anche per i singoli governi europei. “Ciascun Paese, scriveva Dahrendorf – ha bisogno di proprie riforme. Ciascun Paese, ad esempio, ha le proprie vacche sacre, che vanno dall’estensione del periodo coperto dalle indennità di disoccupazione agli asili infantili gratuiti, alle cure termali a carico dello Stato. Possono esserci nei diversi paesi europei esigenze simili e comuni principi, ma i compiti concreti e gli strumenti per realizzarli rimangono comunque nazionali….Legge e ordine, inoltre, richiedono molta cooperazione internazionale, ma non una centralizzazione sovranazionale” (vedi il caso dell’odierna ondata immigratoria clandestina). Dahrendorf, in altri termini, non voleva una società civile sotto pressione, per far piacere alle banche e ai poteri forti della finanza. Secondo Dharendorf, infatti, si sarebbero create le condizioni di un’Europa assai poco vicina alle esigenze reali dei suoi popoli. Considerazioni su cui riflettere. L’Europa, quella autentica resta ancora un cerchio da quadrare.

 

Casalino Pierluigi, 16.04.2011