Stefano Balice-Contro il feticcio e la realtà antip(r)atica

 

Codificare la realtà in mappe mentali più semplici è una delle facoltà umane che ci consentono una vita più serena. Abbiamo la nostra occupazione, il nostro rifugio, i nostri film preferiti; conosciamo la differenza tra bianco e nero, e abbiamo scelto da che parte stare. Le giornate si susseguono a rotazione e non teniamo conto dell'eventualità che ci possa cadere un vaso di fiori sulla testa. Su questa routine amiamo fermarci, appesantirci, appisolarci, e la nostra concezione della vita si riduce ad una serie di avvenimenti abbastanza simili tra loro da non scomodare il culo di piombo delle nostre anime.

Ben presto rimaniamo intrappolati nella ragnatela delle nostre mappe mentali, nate per semplificarci la vita ma troppo rigide per non complicarla, e ci ritroviamo attaccati a simboli senza più un significato di riferimento: andare a comprare il pane non è in nessun modo riconducibile all'esigenza di un nutrimento, il nostro lavoro è la nostra identità e le scuole sono parcheggi per eterni bambini. Il mondo si riempe di carta, i cassetti vomitano fogli che dovrebbero dimostrare qualcosa a qualcuno; la realtà viene schematizzata, mutilata e servita. Il burocrate che non ci crede se non c'è il giusto timbro è solo l'esempio più pratico di feticismo massificato, in cui a seguito della scomparsa di un fine abbiamo cominciato a leccare il mezzo.

Il notaio esce di casa con lo sguardo oltre perché sa che la sua firma ha un valore inestimabile – il nome è merce, il corpo è merce, l'azione è merce, il pensiero è merce, ma abbiamo dimenticato qualsiasi valido motivo per cui desiderare la ricchezza.....

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Stefano Balice Netfuturismo