Il film su Aldro a Venezia di Filippo Vendemmiati (da supereva.it 9/2010)


Bellissima iniziativa e grande link per il Film “E’ stato morto un ragazzo”, dedicato alla tragica (e criminale) vicenda di Federico Aldovrandi, deceduto durante un “normale” controllo di polizia nell’autunno del 2005. Il film è stato presentato ieri sera alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e – per quanto può umanamente conseguire- memorizza per sempre una delle pagine più nere della storia di Ferrara: un documento che – a livello preventivo e didattico- qualsiasi Ministero dell’Ordine pubblico o della Sicurezza dovrebbe inserire nei programmi per le future forze dell’ordine.
Notissima la drammatica storia: una notte tragica, un ragazzo solitario e senza alcuna arma addosso, dopo una serata con amici, viene fermato da una pattuglia delle forze dell’ordine per un controllo apparentemente come infiniti altri.
Il ragazzo non stava né minacciando né molestando nessuno: se non forse (relativamente) sé stesso. La situazione è incredibilmente degenerata ed è rimasto ucciso sul prato dove venne intercettato.
Poi, il depistaggio inquietante, vertici delle autorità incluse, magistratura stessa ancora colma di chiaroscuri. Soltanto la forza di carattere della madre e dei genitori, con l’importante amplificazione del web e poi-finalmente stampa e media, ha sollevato la montagna di omertà, svelato a tutta Italia la storia, ed è riuscita ad avere giustizia, nonostante un clima generale tutt’oggi molto teso. (Il processo d’appello non ha ancora archiviato definitivamente la vicenda).
Bravissimo, il regista del film, il Giornalista Rai
Filippo Vendemmiati, sicuramente distante da qualsivoglia retorica o banalizzazione: un film documento che restituisce anche il cinema a certa sua funzione sociale, dalla parte della giustizia e della verità e della condizione umana, in quanto tale, senza alcuna forzatura ideologica o strumentalizzazione.
Come sottolineato
nella conferenza stampa:“Non è un film contro la polizia – sottolinea in sede di presentazione il produttore, Marcello Corvino -, è un film contro una cultura che non capisce l’importanza della giustizia e allo stesso tempo un’accusa contro chi non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare, ossia mostrare solidarietà alla famiglia anziché querelarla”.
…. All’inizio di questa brutta storia c’e stato un silenzio mediatico, la cancellazione da parte dei media – accusa Beppe Giulietti di Art 21 -. È stato negato il diritto a sapere. Vorrei che questo
film venisse visto il più possibile. Nessuno potrà mai risarcire la famiglia per la morte di Federico, ma almeno si può cercare di fare in modo che una tragedia del genere non accada ad altri. Chiedo ai grandi network e alla Rai che questo lavoro non venga mandato in onda alle 2 di notte..”
E il Regista Filippo Vendemmiati:
“Gli Aldrovandi mi han dato la forza di portare a termine questo lavoro – spiega – e hanno continuato a violentare il loro dolore fornendomi il supporto e i documenti necessari……”.
A chi gli chiede quale sia stato, da cronista, il punto più basso che gli è toccato di vedere nel seguire la vicenda per il telegiornale regionale, Vendemmiati non ha dubbi: “mi ha fatto aprire gli occhi la conferenza stampa del procuratore capo di allora Severino Messina, quando diede una versione particolare della morte di Federico. Durante il processo, invece, rimasi allibito quando Federico venne dipinto come drogato e come matto”.
Nessun desiderio primitivo di vendetta. Ma inammissibile il caso Federico, visti i fatti eclatanti e indiscutibili, nel XXI secolo in una nazione appunto evoluta e democratica. Il film documento anche un dono al ragazzo (oltre che alla famiglia).
 

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