GLI ARABI
L’indipendenza è il diritto ai problemi, un diritto di cui gli Arabi hanno generosamente fatto uso e questo aspetto rappresenta una delle migliori opportunità del loro futuro. Del resto vedere gli Arabi solo attraverso la dimensione mediterranea, significa sottovalutare una storia, la cui originalità si esprime proprio nel coniugare tale realtà con le altre. Ma ancor di più non si riconoscerebbe l’evoluzione che fa del pianeta un insieme multipolare, simile al dodecaedro con cui i saggi di Bagdad rappresentavano il cosmo. Sbagliano i nemici degli Arabi quando affermano che essi si fanno comprare. Spesso accade il contrario, considerata l’insistenza nel coltivare certi principi ancestrali e perciò ineliminabili dalla loro forma mentale. Quando soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, la delusione verso i loro leaders aumentò con il propagarsi delle idee di democrazia che soffiavano nel mondo intero, questa congiunzione fece loro ritrovare uno dei loro atteggiamenti tradizionali, interpretando tali sentimenti come un’autentica spinta rivoluzionaria, poi ben presto abortita nel contesto delle tensioni della guerra fredda. Circostanza, quest’ultima, che ha prodotto un ripiegamento degli Arabi verso i valori mai spenti di un ritorno ai fondamenti originari della loro civiltà, rivelatisi peraltro inadeguati al desiderio di modernità e di rinnovamento che comunque pervade quelle società. Difficile dire se questa base di ragionamento sia trascendente o positivista, se non addirittura naturalistica, al punto da aprire un conflitto tra le due anime del pensiero arabo, come fu a suo tempo con il rivaleggiare della scuola di Averroè (Ibn Rushd) con quella di al-Ghaza^li^. Vi è in tutto ciò il manifestarsi di un’ansia civile e morale che può portare a cambiamenti epocali. La passione per la ragione è forte tra gli Arabi. Ad essi bisogna, dunque, guardare come una parte di un mondo più vasto, alla difficile ricerca di un’unità. La rivoluzione che attraversa in questi giorni l’universo arabo, con i suoi tormenti e le sue divisioni, ci invita ad una riflessione in tal senso.
Casalino Pierluigi, 29.04.2011.