Andrea Vaccaro: Dio e il bit dell'universo * from Estropico

 

 
 
I teorici d'Europa e America s'interrogano sul ruolo rivestito dal divino: Software cosmico, Sommo Programmatore o Piattaforma esterna dove «gira» il codice della creazione? Dopo la metafora del Grande Orologio e della Grande Macchina, oggi la riflessione di ricercatori e filosofi indaga l'idea del Cosmo come Mega Computer

Nel giugno 2002, il 'New York Times' divulga un'idea fino al momento coltivata con cautela solo in certi settori scientifico-culturali all'avanguardia. Si tratta di una di quelle idee da somministrare al grande pubblico in dose diluita e graduale, se non si vuole l'immediato rigetto e un gran scotimento di capo da parte del lettore. Ed invece il giornalista George Johnson, con stile moderatamente caustico, la 'sbatte sulla pagina' senza premessa alcuna: per certi scienziati, sempre alla sfrenata rincorsa del nuovo, l'universo è un computer. Al cuore dell'articolo, è segnalata la Lloyd's Hypothesis, il principio formulato dall'ingegnere quanto-meccanico del Mit, Seth Lloyd: siccome ogni molecola, ogni atomo e quark registrano informazioni, il modo migliore per cogliere l'essenza di un oggetto - minimo o massimo che sia - è conoscerlo come un dispositivo che processa bit. Un computer, insomma. Il 'NY Times' aggiunge che Lloyd ha voluto sottoporre la sua audace ipotesi ad un dibattito aperto tramite il sito edge.org. Ebbene, nella settimana successiva alla notizia, il sito menzionato riceve oltre mezzo milione di visite, contro le sessantamila medie mensili. C'è solo da prenderne atto, ormai: la metafora del computer incuriosisce, interessa, avvince, in certi casi, convince. L'immagine già dantesca, galileiana e newtoniana del cosmo come un Grande Orologio, con i suoi meccanismi ad ingranaggi e ruote, cedette il passo, al tempo della Rivoluzione industriale, al cosmo-Grande Macchina a motore, e il tutto fu ridescritto in termini di legge della conservazione dell'energia. Oggi, nell'età dell'informazione, la metafora prediletta è mutata: si studia la mente come fosse un software, si vede il divenire della natura come un cosmico automa cellulare e, soprattutto, si pensa all'universo come un Grande Computer.

Questo è quanto delinea Tom Siegfried nel libro - anch'esso di inizio millennio - The Bit and the Pendulum , che intravede nel fenomeno culturale qualcosa di più sostanzioso di un semplice cambio di metafora. Avendo ormai la letteratura abusato dell'espressione 'mutamento di paradigma', ecco che Siegfried inventa il 'superparadigma' composto dalla triade informazione (o bit) - processo d'informazione (o computazione) - macchina che processa informazioni (o computer). «L'informazione è tutto» si declama nella new economy e nelle scienze della comunicazione; «tutto è informazione», fanno da controcanto certe nuove tendenze della scienza della materia. E mentre vengono istituiti settori come il Center for the Physics of Information al Caltech o il Physics of Information Group all'Ibm, l'idea dell'universo-computer si sparge nella pubblicistica divulgativa e in quella specialistica. Alla domanda che poneva qualche tempo fa Olivier Postel-Vinay su 'La Recherche': L'Universe est-il un calcolateur? risponde di recente 'New Scientist' con The Universe Is a Quantum Computer , recensione al libro del docente di Informazione quantistica del Mit, Vlatko Vedral, dall'ammiccante titolo Decoding Reality , che riprende la metafora della realtà come un programma informatico da decodificare. ....

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