Nessuno vorrebbe essere uno spazzolatore di code!
gennaio 24th, 2011
Io c’ero quella volta che il Paperaccio, giungendo a Paperandia, iniziò a pavoneggiarsi. Giungeva a noi col suo rotolo-papero di poesiole papereggianti, la carta l’aveva pagata cara, usava penna d’oca (convinta a spennarsi a suon di papereuro) e sfrontatamente ci deliziava con tale splendore.
Aveva investito sulle sue piume e voleva farci sapere che era stata una buona cosa.
Avete mai provato a raccontare a Paperaccio che le vostre poesie papere hanno visto la luce senza passare per il borsellino? Beh, a Paperandia succede così, ma magari Paperaccio non lo sapeva e quindi temeva gli raccontassimo delle emerite papere: noi scriviamo poesie, molto sentite, che giungono dai nostri cuori paperi come freccia dall’arco che scocca (si sente che siamo paperpoeti, eh?). Prendiamo il frutto del nostro paperatissimo lavoro e lo proponiamo ai “signori paperi della carta”. A volte ci sentiamo dire che di tali paperate si può fare a meno, ma a volte li convinciamo e ci passano carta gratis e penna d’oca gentilmente devolutaci dall’oca in persona (o in oca, se credete). A quel punto i “signori paperi della carta” ci fanno un contrattopapero: non ci chiedono papereuro, eh no, fanno una cosa strana: ogni carta che fai arrivare al pubblico papero, ti intaschi qualche papercents. Ma che cosa meravigliosa! A Paperandia, sapendo ben cercare tra i tanti “signori paperi della carta”, ne becchi uno che fa ancora il mestiere senza ficcarti in tasca le zampacce palmate!
Abbiamo provato a dirlo a Paperaccio: “Guarda che sulla tua carta ci sono errori che un papereditor avrebbe tolto, guarda che quella penna d’oca strappata a pagamento non dice che sei un papero scrivente… ma solo che riesci ad adoperarla senza ficcartela in un occhio!”. Paperaccio non voleva crederci, secondo lui eravamo invidiosi del suo investimento. “Ho pagato e mi hanno detto che sono un papero che sa scrivere carte e cartine, lo vedete?” e a nulla sono valsi i nostri consigli: “Tienti quei soldi e scrivi sulla cartacucina, tanto assorbe ogni paperata e il mondo papero non saprà mai nulla di questo tuo pavoneggiarti!”.
Lo dicevamo per il suo bene, ma Paperaccio no, non voleva saperne. Aveva rotto il papersalvadanaio e gli era inconcepibile che a Paperandia, invece di vuotarlo, lo si potesse riempire!
Ci sono paperi e paperi, come è giusto che sia. Paperi scriventi che cadono nella trappola dei “signori della carta a pagamento” e paperi scriventi che attendono il momento buono: scovano un pertugio papereditoriale e ci si infilano dentro… gratis. E’ fatica, una fatica papera che a volte ci fa sentire oche! Eppure, pagando papereuro sarebbe tutto più facile e più veloce. Se la carta poetica è un prodotto e lo spazzolino per code di papero è un prodotto: se pago uno e pago pure l’altro, che differenza c’è? Beh, diciamolo, per prima cosa nessuno – nemmeno Paperaccio in persona papera – andrebbe in giro a farsi bello di uno spazzolino da coda! Uno spazzolino da coda non ha una copertina, non ci scrivi il tuo nome sopra… e a nessuno importa scrivere sulla propria carta di identità papera: sono uno spazzolatore di code. E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, non ci risulta che lo spazzolino papereggiante abbia mai divulgato idee ed emozioni (certo anche lo spazzolino, dato sul groppone, è un messaggio chiaro e lampante… ma continuiamo a pensare che la poesia faccia meno male e sia un tantino più intellettualpaperabile)....
C - http://www.gumwriters.it/2011/01/24/nessuno-vorrebbe-essere-uno-spazzolatore-di-code/
Paper-G