ANTONIO SACCOCCIO: Miguel Benasayag, Angelique Del Rey, l'elogio del conflitto e la scuola

Miguel Benasayag è certamente un'intelligenza acuta e vivace. Ma ciò che ci piace maggiormente è che la sua è un'intelligenza militante, che combatte per una visione del mondo. Benasayag è un filosofo, ma non è un filosofo che se ne sta seduto dietro la sua cattedra, è un filosofo che è sceso e scende ancora in campo concretamente, incidendo nella realtà di ogni giorno (militante guevarista, dieci anni di carcere alle spalle). Il suo testo più noto è probabilmente Elogio del conflitto, in cui ha sostenuto con radicalità che la società postmoderna ha di fatto bandito ogni idea di conflittualità. Comprendere l'importanza della componente conflittuale in un mondo che di fatto cerca di annullare ogni tentativo di porsi in opposizione del sistema (o dei sistemi) di valori dominanti, non è da tutti. Viviamo momenti in cui parlare di "conflitti" sembra essere sempre politicamente scorretto. E senza conflitto non ci può essere superamento, senza conflitto c'è il trionfo dello status quo.

Qualche giorno fa, in un intervento all'Università La Sapienza di Roma, (l'occasione era un convegno dell'ADI) Benasayag ha colto tutti di sorpresa, riducendo in cenere la pedagogia delle competenze e il costruttivismo, tanto in voga negli ultimi decenni nella pedagogia contemporanea. Scuola delle competenze e costruttivismo sono figli dell'utilitarismo contemporaneo, della deriva economicistica e producono deterritorializzazione e alienazione. Sconcerto, sbandamento, frustrazione in sala: la didattica per competenze e il costruttivismo in un'oretta scarsa passano da salvezza a rovina della scuola. I nemici non sono più il trasmissivismo e l'accumulo di conoscenze, ma il costruttivismo e la didattica per competenze. Il filosofo riesce a convincere larga parte dell'uditorio, ma non sfugge ai più attenti un uso "ad una dimensione" dei termini "competenze" e "costruttivismo", termini sicuramente sfuggenti e non da ora. Se è indubbio, infatti, che se pensati da uomini di scarso spessore i due termini sono realmente frutto di una visione tecnicamente utilitaristica e quindi poverissima della scuola (ma il discorso è noto da tempo agli spiriti illuminati, non ci vogliono certo filosofi per portarlo alla luce), non si può non notare che in altro modo la competenza e il costruttivismo possono esserei modi per liberare almeno parzialmente lo studente dall'autoritarismo, dal valutazionismo, dal rigidismo della scuola-dinosauro contemporanea. Insomma, Benasayag si scaglia (e conoscendo le sue posizioni ideologiche è comprensibile) contro competenze e costruttivismo viste come trattamento educativo dell'"uomo economico"....

 
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ANTONIO SACCOCCIO