Davanti ad un edificio si apre un buco nel marciapiede per rottura della fogna sottostante. Qualcuno avvisa chi di dovere. Arriva un’auto dei vigili urbani e un mezzo di servizio Hera. La pattuglia rimane a vigilare un operaio che deposita sopra al buco un ostacolo segnaletico accessoriato di segnalazione luminosa e sacchetto zavorra. Finché l’operaio non se ne va, neanche i vigili si allontanano, dimostrando lo zelo della municipalità nell’occhiuto controllo della posa dei cartelli.
Tempo qualche giorno e arriva un’impresa ad eseguire scavi e riparazioni. Ecco come appare il lavoro terminato dopo una settimana. Il manto asfaltato (le macchie scure) è grossolano e sovrapposto a quello preesistente, ma non stiamo a sottilizzare se l’impresa ha utilizzato il materiale che aveva sottomano senza premunirsi di asfalto a grana più fina. Si vede che ai vigili o ad altro supervisore del Comune i rappezzi piacciono così.
Ed ecco come appaiono le adiacenze alla nuova pezza. La foto seguente riguarda uno solo dei tratti di marciapiede giudicati non meritevoli di attenzione, ma anche la parte sommitale fuori campo è ridotta allo stesso modo. Non si può dire che lo stato del marciapiede potesse passare inosservato, la prima parte sbriciolata dista mezzo metro dalla riasfaltatura.
Che dire? Certamente la consegna era di riparare la fogna e non quello di sistemare il marciapiede. Certamente il tamponare la falla sovrastava ogni altra questione, per l’impresa. Ma non per il Comune, che cogliendo l’occasione avrebbe sostenuto un costo di riparazione per il marciapiede ridotto rispetto ai costi per un intervento di completamento, oltre ai disagi per il riallestimento ex novo del mini cantiere.
Peccato veniale?
Difficile crederlo se corrisponde alla prassi comunale di lasciare fare alle ditte appaltatrici e subappaltatrici ciò che è più conveniente per loro. E peggio ancora se, per scelta consapevole o per insipienz,a si fanno fare lavori alla “carlona”, indifferenti al fatto che i marciapiedi sconnessi si deteriorano sempre più, creando i presupposti per cadute di passanti maldestri o non troppo “in gamba” (e relativi risarcimenti, nei casi rovinosi).
Se in piccoli interventi il Comune opera in questo modo, siamo tenuti a supporre che in quelli più consistenti il Comune agisca diversamente? Un debito comunale colossale divenuto standard, la rinuncia dei servizi monopolistici municipali a favore dei privati, la tassazione ossessiva (con esazione concessa sempre ai privati prezzolati!), il taglio drastico di risorse ai servizi pubblici, tutti sintomi da basso impero, non consentono pie illusioni. Anche se “il capo”dice a tutti, soddisfattissimo, “io ci sto”.
Paolo Giardini