Marcello Veneziani contro la libertà a una dimensione

 


Dimostra di essere libero, smetti di scrivere. Mi stropiccio gli occhi e ri­leggo quel che da sinistra mi viene sug­gerito. A Capodanno avevo auspicato il ritorno a un giornalismo più sobrio, graffiante ma elegante, alla Montanelli. Molti, su giornali, in radio, sul web e in giro, hanno condiviso l’auspicio. Ma da sinistra e finiani continuano a dirmi: be­ne, allora lascia Il Giornale e affini. Però nessuno ha la faccia di aggiungere: pas­sa a tal giornale. Sanno che per queste idee non c’è posto altrove; vedete cos’è successo a Ostellino al Corriere . Perciò mi scrivono: lascia, smetti di scrivere. Per esempio Peter Gomez, ottimo com­militone di Travaglio, dice: «Veneziani potrebbe permettersi di non scrivere nel momento in cui registra questo im­barbarimento ». La stessa cosa mi han­no scritto sul web. Provate a dire la stes­sa cosa a Santoro, a Lerner, a Travaglio, a Mosè d’Avanzo che scrive dieci co­mandamenti al dì: visto che c’è un im­barbarimento, smettano di scrivere o andare in tv, possono permetterselo. Stampa, giudici e ordine dei giornalisti vi accuserebbero di censurare le voci li­bere... Ma non è più onesto e coerente scrivere quel che si pensa, nel proprio stile, senza compiacere nessuno, nean­che il tuo editore, e rispondere alla pro­pria coscienza e al tribunale dei lettori? Invece, per voi, in nome della libertà do­vrei smettere di esercitarla. Se domina­no i barbari e il clima è brutto, ai civili tocca sparire, chiudersi in casa... Ma che razza di bestia è per voi la libertà...
 
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