Gumwriters dada: E la Costalonga gli tira una... Scarpa!

gennaio 21st, 2011

Io amo Anna Costalonga, lo so, state già pensando il peggio… ecco che appoggia le cattiverie dell’amica del cuore!
In realtà Anna non dice cattiverie, Anna ha semplicemente il mio vizio: dire la verità. Non importa se poi qualcuno ci rimane male e ti leva il saluto, la verità va detta perché la dicono in pochi. Ecco quindi che la ritrovo nel blog “Sul Romanzo”, a raccontarci a suo modo – la verità, tutta la verità e che Dio ci fulmini se non la diciamo! –
“Le cose fondamentali” di Tiziano Scarpa.


Diciamolo: il titolo è impegnativo. Le cose fondamentali, ovvero le cose da cui non si può prescindere. Alla stessa stregua di quello che avviene per titoli magari più dotti come “I fondamenti della teoria del linguaggio” o “I fondamenti del calcolo differenziale ad uso dei licei e degli appassionati”, quando uno entra in libreria e lo scorge, non può non sentirsi minacciato. “Io racconto di cose fondamentali, dunque sono fondamentale, dunque sono imprescindibile: o mi compri o resti un ignorante”.

In effetti è un titolone, ma io scrivo “gialli da spiaggia” e devo quindi esimermi da cacciare in copertina robe del tipo “Il delitto perfetto”. Se ricordo bene qualcuno è arrivato a tanto, ma era una edizione a pagamento, cosa che implica la mancanza cronica di un editor che esclama “ma che cazzo dici?!”.
Il libro inizia come un diario della paternità: il protagonista non sa darsi pace, è galvanizzato dal fatto di essere diventato padre da appena poche settimane, al punto da ossessionarsi con l’idea di scrivere una confessione, che il figlio dovrà leggere quando avrà quattordici anni.
Detta così, è un’idea di fondo che potrebbe anche risultare accattivante.
In pratica, invece, sono stata costretta a sfogliare parecchie pagine di pura chiacchiera, prima di trovare qualche paragrafo che andasse al di là del rassicurante stereotipo o della abusata strizzatina d’occhio al lettore.
Ad ogni frase, mi assaliva un senso di stizza, un nervosismo: il protagonista parla direttamente al figlio appena nato.

Ora mi chiedo: ci si rivolgerà al lettore in veste di “futuro quattordicenne” o dovremo sorbirci lallazioni adatte ad un pubblico appena nato? La differenza è sostanziale, ma la faccenda resta comunque fastidiosa. A questo punto credo alzerò il telefono e chiederò ad Anna se le locuzioni tendono al “se fai il bravo ti compro il motorino” o al “dai, dì papà, dillo, dillo, dillo…”.
È nel quarantanovesimo minicapitolo, che avviene un colpo di scena, destinato a creare finalmente una dinamica nella trama.
Il pargolo si ammala gravemente, come già accennato: la disperazione del padre si tramuta nel passaggio dall’io-narrante alla terza persona, senza soluzione di continuità....

 
C-  GUMWRITERS