L'ISOLAZIONISMO DELLA RUSSIA SOVIETICA. L'URSS E L'EUROPA DAL 1918 al 1928



A quel periodo storico non solo su Asino Rosso, lo scrivente ha dedicato numerosi interventi, incentrati, peraltro, sul significato del Rapallo Gheist (1922) e delle vicende che consolidarono il potere di Stalin. A partire dal 1921, infatti, con l'introduzione della NEP e con i riconoscimenti diplomatici dei principali paesi europei (tra cui l'Italia fascista: leggi su Asino Rosso MUSSOLINI RICONOBBE I SOVIET), diverse opzioni si presentarono alla leadership del partito sovietico per superare l'isolamento dei primi anni post-rivoluzionari. Alla politica dei rapporti preferenziali con la Germania, fissata, come sopra ricordato, dal trattato di Rapallo, Bucharin, Rykov e Tomsskijj, i cosiddetti moderati del gruppo dirigente sovietico, riabilitati da Gorbacev prima del crollo dell'URSS, opposero la richiesta di adottare un "orientamento occidentale", che prevedeva lo sviluppo degli scambi commerciali con i paesi più evoluti d'Europa e l'assunzione da parte dell'URSS di maggiori impegni in senso difensivo nel campo delle relazioni internazionali. Questa proposta programmatica raccolse l'adesione anche di influenti settori della sinistra, i quali richiesero un aggiornamento di analisi e una riflessione critica dei postulati elaborati da Lenin in materia di politica estera. Ma alla fine del decennio, il gruppo dirigente del partito adottò una linea di sostanziale accettazione dell'isolamento del paese e coincise con la sconfitta dei sostenitori di un orientamento alternativo allo stalinismo sia in politica estera che interna.
Casalino Pierluigi