LE ORIGINI DELL'ISOLAZIONISMO DELLA RUSSIA SOVIETICA E L'EUROPA DAL 1918 AL 1928

A partire dal 1921, con l'introduzione della Nep e con i riconoscimenti diplomatici dei principali paesi europei (su Asino Rosso anche il mio articolo:Mussolini riconobbe i soviet), diverse opzioni si presentarono alla leadership del partito sovietico per superare l'isolamento dei primi anni post-rivoluzionari. Alla politica dei rapporti preferenziali con la Germania, fissata dal trattato di Rapallo con quello che si chiamò il Rapallo Gheist (leggi sempre i miei articoli sul web dedicati al Rapallo Gheist), Bucharin, Rykov e Tomskij, i cosiddetti moderati del gruppo dirigente bolscevico riabilitati da Gorbaciov poco prima del definitivo crollo  dell'Urss, opposero la richiesta di adottare un orientamento occidentale, che prevedeva lo sviluppo degli scambi commerciali con i paesi più evoluti d'Europa e l'assunzione da parte della Russia sovietica di maggiori impegni internazionali. Questa proposta programmatica raccolse l'adesione anche di influenti settori della sinistra, i quali richiesero un'aggiornamento di analisi ed una riflessione critica dei postulati elaborati da Lenin in materia di politica estera. Ma alla fine del decennio, il gruppo dirigente del partito scelse una linea di sostanziale accettazione dell'isolamento del paese dei soviet e ciò coincise con la sconfitta dei sostenitori di un atteggiamento alternativo allo stalinismo sia in politica estera che in politica interna.
Casalino Pierluigi