LA MANDRAGOLA

Goldoni la definiva nelle sue "Mémoires" la prima commedia moderna d'Italia. Del resto il successo di questa opera teatrale partorita dal genio dell'Autore de "Il Principe" era stato vasto già con le sue prime messe in scena. E certamente, senza "La mandragola", la vicenda teatrale del nostro Paese sarebbe stata diversa. Non si tratta, nella circostanza, di un lavoro occasionale. Machiavelli, infatti, si era misurato in precedenza in esperienze simili: le traduzioni di Terenzio. Non sufficienti, tuttavia, per fare di lui un "serial" della commedia. La gestione magistrale degli intrighi e degli intrecci, del gioco degli equivoci e dell'ilarità, ma anche delle ostentate volgarità, è l'autentica e assoluta protagonista de "La mandragola". L'approccio è incline alla strategia del dominare, pervasa dei valori de "Il Principe". Un "divertissement" non privo di astuzie, travestimenti e inganni. Una recita sottile, che rinvia, appunto, ad una sorta di realismo politico ante-litteram, applicato alla vita comune. La trama e lo spirito che caratterizzano i momenti e i contenuti dell'opera sono illuminanti. Emerge una vis comica originale, quasi "picaresca", se pur ricca di una straordinaria abilità nel cogliere vizi e virtù, ambiguità e meschinità dell'animo umano. Ce n'è abbastanza da rendere "La Mandragola" un capolavoro, non solo del teatro cinquecentesco italiano. la ripetuta scansione di emozioni, di finzioni e di menzogne trova nel linguaggio usato un'esaltazione senza pari. Il vernacolo conferisce ai colpi di scena amorosi e ai tranelli un mezzo comunicativo veramente moderno. Sul tema de "La Mandragola" si sono cimentati in molti. Dalla Firenze del XVI secolo, ingrata al Segretario, come già con Dante, all'interpretazione "napoletana" di Totò, per la regia di Lattuada, per arrivare, infine, al palcoscenico di Broadway. la lubrica storia di Messer Nicia, Callimaco e Lucrezia continua ancora ai tempi nostri ad affascinare.
Casalino Pierluigi, 6.01.2015