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L'INCONTRO DELL'ISLAM CON IL MONDO ESTERNO SUL PIANO DELLA STORIA.-3

Alla richiesta araba, il Makaukas avrebbe risposto, dunque, a nome proprio e dei suoi colleghi, che era per loro impossibile abbandonare la fede di Cristo per una religione di cui nulla sapevano. Il caso è tipico perché il Makaukas, che candidamente confessava assoluta ignoranza di quel che sembrava essere il principale motivo della guerra nella quale egli aveva parte preminente come governatore del paese e comandante di una delle due parti belligeranti, era ad un tempo stesso ecclesiastico e funzionario di rango elevato del governo bizantino. Quale fu allora, in pratica, l'atteggiamento delle due parti? I melchiti si estraniarono opponendosi e appartandosi il più possibile, gli eterodossi si sottomisero di buon grado cercando nel nuovo padrone un sollievo dalle passate persecuzioni e pur non stimando i musulmani, tuttavia si avvicinarono maggiormente ad essi per servirsene come strumento di vendetta contro i melchiti. Si trovavano non di rado nestoriani e giacobiti fra coloro che servivano volontariamente gli invasori e ciò non dovrebbe meravigliare se si considera che la condizione di quelli non mutava, essendo essi abituati già prima a vivere appena tollerati o in balia di stranieri, in esilio. Di contro i melchiti, già dominatori, si trovarono umiliati dallo straniero e risentivano fortemente della perdita dell'appoggio governativo sul quale sempre si erano basati e, per di più, l'essere equiparati agli eterodossi faceva loro di più ancora aborrire il dominio infedele. Si notavano, nel frattempo, casi di aperta positiva cooperazione dei monofisiti con gli arabi; così nella resa di Tagrit, in Persia, come l'atteggiamento dei copti in Egitto. Perciò gli arabi dovendo assumere funzionari cristiani preferivano gli eterodossi, il che spiegava l'esistenza di documenti cristiani laudativi del nuovo regime e fatti che attestavano delle ottime relazioni esistenti tra cristiani e musulmani in Levante ed in Armenia. In tal modo, successivamente, sotto gli Omayyadi si ebbe presto il funzionamento di un modus vivendi fra i seguaci delle due fedi, che solo in seguito con il mutare dell'atteggiamento islamico, cambierà aspetto. Viene quindi a cadere, da tali considerazioni, la leggenda posticcia degli arabi crudeli e fanatici, con tutta la coreografia conseguente. Motivi politici ed economici, più che religiosi (e la cosa si ripete ai giorni nostri), data anche l'incomprensione della dottrina da parte di molti - come si è visto-,portarono gli arabi ad imprese guerresche oltre i confini della loro terra: i facili successi e le ricchezze conquistate spinsero poi oltre. Pare, infatti, che l'idea missionaria, a cui venne associata la violenza - e l'idea totalitaria - penetrarono nell'Islam in seguito ai suoi contatti con i cristiani dissidenti. Si trattò, all'inizio, di una razzia in grande stile, non di una vera spedizione militare per convertire i cristiani, idea che esulava dai musulmani. Questo constaò Leone III Isaurico che affermava:"I Saraceni non fanno guerra, né per obbedienza ai loro capi, né come soldati di professione, bensì per avidità di lucro, per amore di vita libera e di brigantaggio, e inoltre anche per fanatismo religioso". Il concetto dell'unico motivo religioso predominante venne dalla grande impressione che fece lo sprezzo del pericolo da parte degli arabi in battaglia e della loro fede nel premio ultraterreno. Si trattava di una nuova e strana visione del martirio. Ci fu d'altra parte confusione fra le due idee: che il Paradiso spettasse ai morti in guerra e che si combatesse quindi per conquistare il Paradiso. Dal canto  loro i musulmani tennero di fronte ai cristiani un atteggiamento dettato all'inizio non animato da preconcetti religiosi, ma soprattutto dal tornaconto immediato, il che spiega la possibilità di convivenza fra le due fedi e il tributo dei vinti. D'altro lato, si deve respingere la teoria che vorrebbe far apparire tale tolleranza come una magnanima protezione. Bisogna invece riconoscere che gli arabi consolidavano il loro dominio agendo proprio con molto tatto e acume politico. Infatti, dapprima, i Califfi lasciarono le cose nel pristino stato e solo con il tempo si resero padroni di tutto permeando di islamismo il paese; da ciò la conferma di molti funzionari bizantini. Tale mossa conquistò loro subito il favore di questa categoria. La ragione di riflesso sta nella attribuita al califfo el-Mohtadi (IX secolo). "Ogni qualvolta ti possa essere utile un cristiano, prendilo, serviti di lui, perché i cristiani danno maggior affidamento degli ebrei, dei musulmani stessi e dei persiani; gli ebrei aspettano che il regno finisca in mano loro, i musulmani essendo della tua stessa fede cercano di portarti via il posto, i persiani dicono che una volta questo regno apparteneva loro". -3, continua.
Casalino Pierluigi, 5.01.2015

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