Cari amici,
nei giorni scorsi abbiamo chiaramente dimostrato che la volontà del governo e della maggioranza è quella di garantire al Paese stabilità e continuità dell’azione di governo e di procedere all’attuazione di quelle grandi riforme che per troppo tempo sono state rinviate. La stella polare della nostra azione resta fissata nei cinque obiettivi approvati a larga maggioranza dal Parlamento il 29 settembre scorso: la giustizia, il federalismo, la riforma fiscale, la sicurezza dei cittadini, il rilancio del Sud. Fedeli al programma con cui ci siamo presentati agli elettori nel 2008, e al voto del Parlamento stiamo mantenendo fede a tutti gli impegni assunti e finalmente, questa settimana, con un Consiglio dei Ministri straordinario, abbiamo approvato anche la riforma della giustizia, una riforma che ho definito epocale perché è rivolta a creare le condizioni per restituire ai cittadini la fiducia in un servizio fondamentale dello Stato quale deve essere la giustizia giusta, che si ottiene attraverso un giusto processo, il processo dove l’accusa e la difesa sono poste sullo stesso piano di fronte a un giudice finalmente terzo, finalmente indipendente dal PM.
Come sapete, questo equilibrio tra accusa e difesa non c’è più e non c’era più da tempo, la bilancia della giustizia pendeva e pende senza eccezioni dalla parte dell’accusa a svantaggio dei cittadini, e non è davvero un caso se la fiducia nella giustizia sia ormai a zero. Se nessuna impresa straniera viene più a investire in Italia, il primo motivo è proprio l’assenza di un processo affidabile e di durata ragionevole, una realtà incontestabile, visto che abbiamo 9 milioni di processi arretrati tra civile e penale e la giustizia italiana è al 156mo posto su 180 Paesi nella graduatoria stilata dalla Banca Mondiale proprio per l’eccessiva durata dei processi, che in media durano il triplo della media dei Paesi Occidentali.
Dal 1994 in poi nelle campagne elettorali ci siamo impegnati a rifondare la giustizia, ma i nostri sforzi sono stati puntualmente vanificati perché Fini e i suoi, giustizionalisti e statalisti, si sono messi sempre di traverso, in accordo con le correnti di sinistra della magistratura. Ora che Fini e i suoi non sono più con noi, la maggioranza – anche se più limitata nei numeri – è più coesa e determinata e questo ci consentirà di portare in Parlamento una riforma costituzionale della giustizia assolutamente equilibrata e moderna.
Non è una legge ad personam, non è una riforma per una persona o contro una persona, perché non si applica ai processi in corso e quindi l’opposizione non potrà dire che si applica ai miei processi. E’ una riforma per gli italiani, è rispettosa dei principi costituzionali, ha come obiettivo – come ho appena detto e lo ripeto – il giusto processo e una giustizia finalmente giusta nell’interesse dei cittadini, che hanno il diritto di avere un giudice davvero sopra le parti, un giudice terzo che sia separato e indipendente dall’avvocato dell’accusa, così si chiamerà il PM, che invece ora fa parte dello stesso ordine dei magistrati che giudicano, opera negli stessi uffici, ed ha un peso preponderante nel determinare gli avanzamenti di carriere di tutti i magistrati.
Questa riforma andrà avanti in Parlamento anche attraverso dieci leggi di attuazione, che noi abbiamo già pronte, e porterà a cambiamenti epocali.
- Il primo sarà la separazione delle carriere tra la magistratura giudicante e l’ordine degli avvocati dell’accusa, che sarà sancita con l’istituzione di due Csm, entrambi presieduti dal capo dello Stato, con un eguale numero di consiglieri togati cioè di magistrati e di consiglieri laici, cioè consiglieri nominati dal Parlamento, così che si porrà fine allo strapotere delle correnti politicizzate della magistratura, che hanno trasformato il Consiglio Superiore della Magistratura in una specie di Terza Camera politica sempre pronta a criticare il governo e il Parlamento e ad intervenire addirittura con commenti sulle leggi in discussione alle Camere.
- Secondo cambiamento: il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale rimarrà ma dovrà essere applicato secondo i criteri che saranno previsti dal Parlamento ogni anno. L’obbligatorietà si è ormai trasformata in un’assoluta discrezionalità dei pm, che perseguono preferibilmente le ipotesi di reato con alta visibilità mediatica e contro i nemici politici. Con la riforma sarà il Parlamento a indicare le priorità su cui intervenire con l’azione penale.
- Terza innovazione: in applicazione del principio che la legge è uguale per tutti, anche i magistrati dovranno rispondere sul piano civile del loro operato, e quindi degli eventuali gravi errori commessi, esattamente come sono chiamati a fare tutti gli altri funzionari dello Stato e tutti professionisti a cominciare dai medici. Così il cittadino vittima di un errore giudiziario potrà rivalersi nei confronti del magistrato che ha sbagliato, proprio come avviene per un medico che sbaglia.
- Quarta innovazione: le sentenze di proscioglimento, di assoluzione in primo grado non saranno più appellabili, e questo impedirà che un cittadino accusato di aver commesso un reato, sottoposto a processo, e poi dichiarato innocente, possa essere richiamato nel girone infernale dei processi in appello e in cassazione, quando la sua innocenza sia stata riconosciuta nel processo di primo grado: un calvario terribile che rovina la vita di chiunque venga sottoposto a una simile drammatica esperienza. Il PM, che sarà chiamato “Avvocato dell’accusa”, continuerà a disporre della collaborazione della polizia giudiziaria per le indagini, ma dovrà farlo con un rapporto diverso, che sarà definito da una legge apposita del Parlamento affinché la polizia possa far meglio il proprio mestiere.
- Infine per combattere la lentezza dei procedimenti, che è diventata un nemico della giustizia, il governo ha predisposto un piano di azione che prevede la digitalizzazione delle notifiche e di tutti gli atti delle cancellerie per abbattere i tempi dei procedimenti sia civili che penali. Piano che porteremo avanti con una legge ad hoc, in parallelo con la riforma.
Cari amici,
nei prossimi giorni e nelle prossime settimane dovremo rispondere ai numerosi attacchi che la sinistra e le toghe rosse hanno già iniziato a rovesciarci addosso nel tentativo di ostacolare ed evitare questa riforma. Ma sappiamo di avere argomenti molto validi per ribattere ad ogni critica e ripeto, una maggioranza coesa e determinata in Parlamento. Noi siamo un grande partito riformatore che si deve confrontare con una opposizione conservatrice che non fa l’interesse del Paese per fare il male di Berlusconi.
Se questa riforma fosse stata fatta per tempo, la storia recente dell’Italia sarebbe stata diversa. Non ci sarebbe stata quella esondazione della magistratura dagli argini costituzionali che ha portato ad annullare un’intera classe di governo nel 1992-93, che ha causato l’abbattimento del nostro primo governo nel 1994, che ha determinato anche la caduta di un governo di sinistra a causa della loro improvvida proposta di riformare la giustizia avanzata dal ministro Mastella, così come non si sarebbe potuto portare avanti il tentativo tuttora in corso di eliminare il governo in carica per via giudiziaria.
Lo dico con il massimo della serenità e dell’oggettività, perché questi sono fatti ormai consegnati alla storia.
Da parte nostra invece c’è soltanto l’obbiettivo di lavorare per il bene dell’Italia, e di eliminare finalmente una anomalia, anzi una patologia grave della nostra democrazia.
Cari amici,
questa volta indietro non si torna, anche se noi, con lo spirito liberale che ci muove, saremo sicuramente aperti a integrazioni e a miglioramenti che potranno anche esserci suggeriti dai nostri oppositori purchè non si snaturi l'impianto complessivo della riforma.
Io sono convinto che il testo che presentiamo al Parlamento sia un testo molto equilibrato, che metterà alla prova l'effettiva credibilità della sinistra e la sua disponibilità al dialogo.
Insisto nel chiamare tutti voi ad una forte assunzione di responsabilità, convinti che questa riforma può rappresentare davvero un passo avanti fondamentale per il rafforzamento della nostra democrazia. Chi questa volta si tirerà indietro non avrà nessuna giustificazione.
Il grande Alexis de Toqueville diceva: “Tra tutte le dittature la peggiore è quella dei giudici". Ecco, con questa riforma noi cercheremo di evitare che questo ci accada e voi dovete darci una mano per spiegarlo a tutti gli italiani”.
Un forte abbraccio a tutti