Pierluigi Casalino: DESTINO E RIBELLIONE




 

                                   Destino e ribellione. Intorno a questi due temi, tra angoscia e speranza, si svolge il percorso artistico e politico di Badr Shaker Al-Sayyab, uno dei più grandi poeti arabi moderni. Nato in un villaggio nell’Iraq meridionale (1926), studia a Bassora e a Baghdad, specializzandosi in letteratura inglese. Lavora come insegnante e giornalista, viene imprigionato a causa del suo impegno politico. Vive in esilio all’estero, soprattutto in Kuwait e in Iran. Colpito da un grave male degenerativo, che limita il suo attivismo culturale e sociale, esaltandone una certa visione apocalittica del mondo, trascorre gli ultimi anni di vita in ospedale. Si spegne in Kuwait nel 1964. Al-Sayyab raccoglie l’eredità della grande poesia irachena della prima metà del XX secolo, rappresentata dai versi neoclassici del nazionalista Muhammad al-G^awahiri (1900-1997). Al-Sayyab contribuisce in modo fondamentale al rinnovamento della poesia araba del Novecento, sia sul piano formale che di contenuto. Il poeta insieme ad altri giovani connazionali si impegna nell’elaborazione di nuove teorie critiche. La conoscenza della letteratura inglese, lo avvicinano alla sperimentazione di Thomas Stearn Eliot e alla rilettura del suo mito. L’autore elabora in proposito una personale visione della realtà, in cui inserisce figure e elementi delle civiltà antiche, riuscendo a far scivolare il piano della quotidianità nell’universo senza tempo del mito. Stimolato da “La terra desolata” di Eliot, introduce la ripetizione ossessiva della parola, e in ciò rievoca in forma scritta un fenomeno già diffuso nella recitazione delle poesie arabe. La singola parola diventa così evocatrice di sentimenti di angoscia, ma è anche un mezzo per staccarsi dalla sofferenza, come avviene nella ripetizione delle formule rituali mistiche. Qui l’innovazione si sposta sui livelli del ritmo, oltre che della parola, creando allitterazione di grande efficacia. Un’opera significativa, in questo senso, è “Inno alla pioggia” del 1960, dove si fondono spunti autobiografici e archetipi della cultura popolare, recuperati dal poeta in senso rigeneratore. In al-Sayyab le metafore della poesia preislamica e di quella classica sono rielaborate in chiave attuale. Lo spirito d’avventura si traduce nella ricerca del vero, le difficoltà dei poeti del deserto diventano le ansie dell’uomo moderno. La rinascita dopo la morte nel quadro di un ideale universalismo proiettato verso il futuro, inizio e epilogo del destino umano. Una risposta originale, quella di al-Sayyab, alla crisi del presente, attraverso la speranza di riscatto e di libertà. L’uomo sino alla fine, infatti, secondo il poeta arabo, lotta strenuamente tra l’accettazione del proprio destino e la ribellione contro le ingiustizie della vita.

 

Casalino Pierluigi, 16.03.2010.