Peppe Piccica x Italia 150°

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MUSSOMELI – (di Angelo Barba)   A 150 anni da quel 17 marzo 1861, quando a Torino si riunì il primo Parlamento del Regno d’Italia, sarebbe ora che tutti finalmente ci sforzassimo di imparare da quegli eventi (al di là di ogni fuorviante mitizzazione o demonizzazione) il senso politicamente alto e moralmente profondo del concetto di popolo. Infatti, nonostante il passare del tempo e il succedersi delle generazioni, siamo ancora ben lontani da quel comune sentire che ci dovrebbe fare percepire la democrazia solidale come patrimonio essenziale ed indispensabile per tutti. Certo, dopo tanti secoli di divisioni e di regimi autoritari, era difficile che le grandi rivoluzioni sortissero rapidamente i mutamenti auspicati, anche in considerazione della controffensiva dei potenti di sempre che, nonostante tutto, erano ancora in grado di vanificare sul nascere ogni tentativo di cambiamento. Basta pensare, per esempio, all’abolizione della feudalità che, invece di trasformare il volto del meridione e soprattutto della Sicilia, si rivelò un autentico bluff a tutto vantaggio proprio degli ex feudatari che, come avvenne a Mussomeli, continuarono a spadroneggiare nelle loro ex terre tramite uomini di fiducia che ne difendevano gli interessi a scapito della popolazione

(famosa controversia sugli usi civici del 1843). Comunque, nonostante tutto, anche in questo paese le idee liberali riuscirono a poco a poco a fare il loro cammino e a radicarsi non solo tra i giovani colti e di buona famiglia (amici di Paolo Emiliani Giudici) (foto a sinistra) ma anche tra i popolani più avveduti, i quali non mancarono all’appello al momento opportuno. Infatti, quando giunsero a Mussomeli le prime notizie sullo scoppio della rivoluzione palermitana del 12 gennaio 1848 un’enorme folla accorse nella piazza grande, dove si formò un poderoso corteo che, sfilando in processione col busto di papa Pio IX si diresse alla Madrice, dove l’arciprete in pompa magna intonò il Te Deum di ringraziamento.
 
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