Brando Street, chi era costui?
Mi è capitato di leggere questo racconto in fase di revisione, mancavano diverse consonanti ed alcune vocali, ho chiesto all’Autrice se me le inviava e lei si è presentata con il sacchettino dello Scarabeo dicendo di arrangiarmi perché non aveva tempo da perdere con queste cazzate!
Scherzi a parte, il falso incipit di questa recensione è perfettamente in linea con la struttura di narrazione dell’assurdo del racconto che parte da un presupposto plausibile, la ricostruzione della biografia di una persona, ma comincia fin da subito a rivelare una trama paradossale dove la logica viene stravolta e di un perfetto sconosciuto, peraltro immeritevole, si crea un eroe, un mito.
Nel racconto sono descritte nevrosi ed allergie che sono in comune con la gran parte della popolazione occidentale, chi non si è mai interfacciato con il complesso della non-celebrità o non ha mai starnutito a causa di una barretta di cioccolato extrafondente?
Brando Street ci illumina un percorso alla scoperta di film mai visti eppure premiati con l’Academy Award, ci fa conoscere personaggi assurdi eppure (così mi garantisce l’Autrice) realmente esistenti, come se ci volesse indicare la via verso un approccio leggero e poco serioso alla vita o perlomeno al mondo patinato dello Showbiz.
Non si può raccontare la trama per non svelare il meccanismo del racconto che, come una perfetta bomba ad orologeria, trascina verso un finale interlocutorio dove niente sembra essere quello che appare.
C’è tanto del Woody Allen di “Citarsi Addosso” ma nella struttura si intravede anche qualcosa di Orson Welles, “F for Fake” innanzitutto o l’inizio di “Citizen Kane”: ma chi te lo fa fare di ripercorrere la misteriosa storia della vita di una comparsa che nessuno ha mai notato ma di cui tutti sono fan sfegatati? Vale a dire “macchissenefrega” di Rosebud!
Brando Street è così inverosimile ed assurdo da apparire reale, vero conosciuto da sempre, forse perché ci proiettiamo nella sua irrealtà, è quello che ci piacerebbe fossero i miti: miti e basta.
Brando alla fine risulta essere un fantasma concreto, fisico, quel fantasma della libertà che Buñuel, quasi quarant’anni fa, in anticipo di quarant’anni, ci esortava ad accettare come ineluttabile nel nostro vivere quotidiano, scandito da problematiche a cui vengono date soluzioni effimere.
Per cui meglio calarsi nell’assurdo visto che se di fine si tratterà, meglio che sia assurda.
And the winner is…..
Davide Ferraresi
/Marisa Cecchetti-Brando Street- La scomparsa di una comparsa