Atelier
Più non rumoreggia
la macchina da cucire.
Giace nell’abbandono
di un angolo di ripostiglio
come cosa morta
deposta accanto ad inutili,
ritagli di dettagli.
Solo i ricordi possiedono ancora
le agili movenze
delle mani che scivolavano sulla stoffa
tra forme indecise e fianchi appesantiti,
rimodellati da busti e fasciati dalle stoffe
mentre il timbro sussurrato dei pettegolezzi
riempiva le orecchie dell’attesa...
Tutto è finito su uno scaffale,
accanto ad una ragnatela
che muta in gugliate di ragno.
In una scatola di latta
svuotata dai biscotti
si sono rintanati rocchetti
di ricordi, spilli di sofferenza
elastici di rimpianti, e cerniere
che suggellano emozioni.
Non si possono ricucire
gli strappi del cuore
riproducendone le fattezze
e tratteggiandone i confini
sulle veline dei modelli
Non si può neppure
far rivivere l’atelier dell’anima,
ricalcando linee e tratteggiando
forme stilizzate di gesso.
Le impronte del tempo
sono rigide come abiti
mai indossati, appesi
a grucce legnose.
BARBARA CANNETTI