*da LABORATORIO LAPSUS martedì 16 novembre '10 ore 14.30 aula 517 c/o Università Statale, via Festa del Perdono 7 presentazione del libro: DIARIO DA KABUL ...Appunti da una città sulla linea del fronte. di Emanuele Giordana con: Emanuele Giordana, autore del volume; Stefano Torelli, responsabile del Desk Medio Oriente di http://www.facebook.com/l/926e19UUFqvcLDPk3dMC7hVA2lA;Equilibri.net; Valerio Pellizzari, giornalista e scrittore Il giornalista e fondatore di Lettera 22, Emanuele Giordana, torna a parlare di Afghanistan, il paese sempre seguito nelle sue alterne vicende politiche, da quando vi arrivò per la prima volta nel 1974. Diviso in due sezioni Noi e l’Afghanistan e L’Afghanistan e noi, questo libro non vuole essere un’indagine sui perché della guerra, ma un diario che tenta di raccontare la situazione e gli eventi attuali da un’altra angolazione, osservando afgani e occidentali convivere e sopravvivere in una città da quasi dieci anni sulla linea del fronte. Un punto di vista di forte impatto che affronta e analizza anche la vicenda attuale dei medici di Emergency. Con la rara capacità di conciliare il dramma all’ironia, senza mai rinunciare ad un’analisi critica e profonda dei fatti, l’autore raccoglie le riflessioni del suo blog e le sensazioni personali che non trovano spazio nel veloce avvicendarsi di notizie sulle prime pagine dei quotidiani. Ne emerge il racconto di una realtà, e di un popolo, più complesso di quello che vorrebbe la retorica mediatica. Emanuele Giordana, nato nel 1953 a Milano, ha trascorso lunghi periodi in Asia e America Latina e lavorato per diverse agenzie dell’Onu e per Ong italiane e internazionali. È stato docente di cultura indonesiana all'IsMEO e cofondatore della rivista «Quaderni Asiatici». Socio fondatore e direttore di Lettera22, collabora per diverse testate ed è uno dei conduttori di Radio tremondo a Radio3Rai. Nel 2009 ha ricevuto il premio “Antonio Russo” per i suoi reportage radiofonici dall'Afghanistan. Per O barra O edizioni ha curato "A Oriente del profeta" (2005) e "Geopolitica dello tsunami" (2005). http://www.facebook.com/l/926e1yeeeuVzcFvC4UBrkTm0BQA;www.laboratoriolapsus.it | |
Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale c...