Sgarbi superstar al Salone del Libro di Torino

TORINO – Un Vittorio Sgarbi a tutto campo è stato protagonista ieri sera nella Sala Oval del Salone del Libro di Torino dove il critico d’arte è stato chiamato a tenere una Lectio magistralissull’Italia delle meraviglie, tema che è anche il titolo del suo ultimo libro, edito da Bompiani, la casa editrice per la quale, tra l’altro, uscirà a breve un nuovo volume dal titolo provvisorio «Le meraviglie di Roma».

Il critico d’arte, ripercorrendo così le «meraviglie» di un Paese in larga parte ancora nascoste rispetto ai tradizionali percorsi segnalati dalle guide, in un intervento durato quasi due ore, non ha mancato di fare riferimento al suo ruolo di curatore del «Padiglione Italia» per la sezione «Arti Visive» della Biennale di Venezia, di Sindaco di Salemi in provincia di Trapani e di autore e conduttore del programma televisivo Rai (fino a pochi giorni fa in forse) che andrà regolarmente in onda mercoledì 18 maggio.

Qui di seguito i passaggi più significativi

 

Sulla Biennale

«Ho censito 2000 artisti per la Biennale di Venezia, con un desiderio di sovrabbondanza contro la mafia che indica sempre e soltanto gli stessi, che devono essere guardati per forza e imposti per forza.

 

Sulla «compiacenza del male»

Occorre aprire gli occhi e vedere anche le cose che funzionano, e non compiacersi del male come oggi accade. Prendiamo il caso di Napoli. Il celebre direttore di orchestra Riccardo Muti, in occasione della consegna del Premio Leonetti a Palazzo Reale, raccontò di essere nato a Napoli. Non è certamente strano essere nato a Napoli; lo è se si è di Molfetta. Muti è pugliese, molfettano. Sapete perché è nato a Napoli ? Nel 1939, quando sua madre si trovò incinta, per lui e poco dopo per il fratello, pensò che era più onorevole e degno di memoria avere un figlio nato in una grande e importante città. E all’ottavo mese si spostò da Molfetta a Napoli. Ebbene, questo dà la misura di come Napoli fosse, e di come la intendesse la famiglia Muti, e di come lui porti orgogliosamente nel mondo la sua città di origine.

Ricordando questa sua origine Muti ci ha voluto ricordare che Napoli nel mondo non è solo ciò che vediamo oggi, non è solo l’immondizia; c’è, è giusto parlarne, ma non è giusto ignorare che ci sono migliaia di monumenti meravigliosamente conservati, straordinari musei, la Biblioteca oratoriama dei Girolamini che ha 6 mila spartiti musicali di cui solo 100 pubblicati.

Muti, giustamente, si vergogna che dell’Italia circoli nel mondo un’immagine prevalentemente negativa. C’è l’immondizia, ma c’è molto altro di cui non si parla mai. E’ di quello che vorrei che qualcuno parlasse, ed è di quello che io vorrò parlare nella mia trasmissione.

Manca l’orgoglio civile di riconoscersi in una grande città, la quale è invece indicata come l’inferno di Giorgio Bocca, come il luogo del male descritto con morbosità da Saviano. Benissimo combattere la mafia, ma non dimenticare anche tutto il resto. E il monito di Muti mi sembra molto più efficace contro la mafia che i libri di Saviano. Lo dico perché credo che non si può continuamente compiacersi del male. Pascoli diceva: “Gli uomini preferiscono il male altrui al bene proprio”. E un sospetto ce l’ho quando vedo alcune figure, anche molto sottili, insistere continuamente su tutta la merda che c’è ed evitare accuratamente di far vedere quello che invece può farci alzare la testa»

 

 

L’esperienza di Sindaco a Salemi in provincia di Trapani

e l’ombra del boss mafioso Matteo Messina Denaro

 

«Dopo l’esperienza di assessore aMilano, mi sono trovato a fare il sindaco di un paese di mafia di cui, mi pare di avere – per quello di cui tutti parlano – messo in evidenza un aspetto positivo. Di Salemi oggi si parla come la “Prima Capitale d’Italia”, un luogo dove si svolgono continuamente iniziative, dove i giovani, che arrivano da tutta Italia per partecipare ai progetti della Fondazione Sgarbi, possono inventare e coltivare idee, aspirazioni, progetti, suggestioni.

Quando sono arrivato a Salemi un cronista del posto mi chiese: “Scusi, lei come si trova nel territorio dominato da Matteo Messina Denaro ?”

Quello di Messina Denaro era l’unico pensiero che avevano. E ho risposto: “Lo metterò nel cesso e tirerò l’acqua. Cosa devo fare di Matteo Messina Denaro ? Devo continuare a viverenell’illusione di un personaggio negativo, che è come Diabolik ? Così abbiamo ribaltato tutto. E’ venuto il Presidente della Repubblica, abbiamo aperto musei, abbiano riaperto il PalzzoMunicipale, abbiamo condotto la battaglia in difesa del Paesaggio stuprato dalle pale eloliche. Oggi tutto il mondo vede e riconosce come positiva l’esperienza di Salemi»

 

 

La Rai, la censura e l’attegggiamento di certi giornali

 

«Continuo a vedere che di quello che io faccio non c’è un riconoscimento. L’’ultimo episodio è sintomatico. Ho subìto una serie di censure abbastanza vistose, Ebbene, delle censure che riguardano me, considerato di destra - anche se sono soltanto di me stesso – nessuno parla. Tra l’altro sulle posizioni politiche io la penso come l’artista Gino De Dominicis che, in una Biennale, intervistato da un giornalista che gli chiedeva quale fosse la sua posizione nell’arte, rispondeva: «In piedi quando devo dipingere quadri grandi, seduto quando devo dipingere quadri piccoli».

Ecco, per me destra e sinistra sono questo. Non so, peraltro,in che cosa io sarei più di destra rispetto a un signore che si chiama Di Pietro o di altri che vorrebbero tutti in galera. Mi disgusta però leggere che io debba essere ascritto a una categoria.

 

Ed è davvero strano come rispetto alla censura nei miei confronti, si ribellino solo i gironali «Libero», «Il Giornale» e «Il Foglio» (peraltro con un bellissimo articolo di un comunista come Stefano Di Michele).

Sul «Corriere della Sera», su «La Repubblica», su «Il Fatto» non c’era traccia della censura nei miei confronti.

Immaginate cosa sarebbe succcesso se avessero chiesto a Michele Santoro di cambiare titolo alla trasmissione, cambiare ospiti, cambiare la data della puntata, non andare in diretta. Ci sarebbero stati, come minimo, i titoli in prima pagina.

 

Non mi va di fare la vittima, ma vedo che ci sono atteggiamenti frutto di comportamenti prestabiliti, di pregiudizi, e non in difesa di valori che dovrebbero appartenere a tutti.

 

Questa dei pregiudizi è un’Italia che ha una strana idea della democrazia: da un lato si individua il male in una sola persona, dall’altro non si accorge che altri poteri, come quello della cultura, della comunicazione, dei giornali, sono micidiali, perché vedono solo là dove gli interessa di vedere.

 

Nonostante tutto, farò la diretta. Ho preso come modello di mediazione Gianni Letta. Ho detto: debbo fare il Letta della situazione. E mi sono messo a guardare questi della televisione come fossero amici, trovando dunque la soluzione»

 

FONDAZIONE SGARBI