Festival d'Europa 2011 (Firenze) - Sound of Noise *from Spigoli&Culture

 

 

 

 

Festival d'Europa 2011 (Firenze) - Sound of Noise Sono a Firenze, in Via Martelli (quindi in pieno centro), e quello che mi ritrovo davanti spaventerebbe qualsiasi amante del silenzio e della tranquillità: almeno venti batterie sono allineate una di fianco all'altra, a costituire due file contrapposte, e una nutrita schiera di batteristi (di diversa età, sesso e provenienza) affolla lo schieramento di percussioni, tutti con indosso la stessa maglietta gialla. Sulla maglia, una scritta: Sound of Noise. A turno, i batteristi si siedono ai propri posti di combattimento e iniziano a suonare, alternandosi uno dopo l'altro, ripetendo un ritmo ma aggiungendoci qualcosa di proprio: sfumature, colori, abbellimenti. Finita questa rumorosa sfilata (anche se da fermi), tutti i batteristi sono seduti ad una batteria, e in un attimo accade: suonano tutti insieme. Qualcuno potrebbe pensare al caos, al rumore, ma in realtà tutti sono perfettamente amalgamati tra loro e quello che fanno non è per nulla sgradevole, anzi: in fondo, è la base della musica.

Questa roboante improvvisazione (perché di improvvisazione si tratta) sembra non finire mai, ma il tempo stesso sembra non passare e, quando i musicisti trovano finalmente il coraggio e la coordinazione per interrompersi, qualsiasi cosa sembra essere silenziosa e vuota. La performance a cui ho assistito è ispirata al film "Sound of Noise" degli svedesi Ola Simonsson e J. Stjarne Nilsson, che la sera stessa vado a vedere, nell'ambito del Festival d'Europa 2011 che in questi giorni si svolge a Firenze. Nel film, un poliziotto è affetto da sordità tonale (non è in grado di percepire la differenza tra le tonalità, e di conseguenza non apprezza minimamente la musica), e si ritrova a dover indagare su di una banda di sei batteristi che, con spettacolari azioni musicali (eseguite suonando oggetti comuni, dagli attrezzi medici di una sala operatoria ai buldozzer di un cantiere), lotta contro la banalità del mondo musicale perpetuato dalla massa soggiogata dai media e dal mercato. Quello che sembra essere puro rumore, in realtà è pura musica: azzerando la contorta e bulimica musicalità del nostro mondo, i sei "terroristi" (come vengono, ad un certo punto, definiti i sei batteristi) restituiscono alla città la purezza del suono originario, della musicalità primitiva, di un armonia che sempre più velocemente ci prepariamo a smarrire. Alla fine della proiezione, sento il bisogno di assaporare il silenzio che può dare la notte: ma il Festival d'Europa è in pieno svolgimento, e il centro storico brulica di vita, rumore e confusione (come sempre, del resto). Sarà per un altro film.

 

La scheda di Andrea Castellari