I CONFINI E LA STORIA

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Con la nascita degli Stati nazionali, i confini diventano una categoria complessa e non scontata. Essi possono essere intesi in senso geografico e anche in senso etnico. In tal caso presentano problemi – e in alcuni casi drammi – di intere popolazioni collocate dove le loro origini non vorrebbero che si trovassero o settori di esse spostati verso regioni o società diverse per tradizioni e sviluppo. Infine, esistono dei confini di natura culturale, che si sedimentano nel tempo e che non hanno minor rilevanza di quelli fisici, nel contesto di un mondo comunque destinato a non avere più confini. Per questa ragione, i confini sono l’oggetto privilegiato del contenzioso internazionale, in particolare di quello regolato attraverso le armi della politica, della diplomazia e persino della guerra. L’Europa esiste in un conflitto virtuale tra la nozione di confine fisico e di identità, alla ricerca, mai seriamente perseguita, di una patria comune, come le stesse risorgenti contraddizioni particolaristiche dell’oggi dimostrano. Per gli Stati Uniti d’America l’anomala auto rappresentazione della propria essenza e del proprio ruolo è stata posta in crisi, dopo gli eventi dell’11 settembre 2001, con conseguenze dirette e indirette sui confini degli altri. Infine l’Occidente, nella sua generalità, di fronte all’impetuosa ondata della globalizzazione, sta perdendo la propria identità, non prendendo coscienza dei mutamenti in atto con le rivoluzioni di questi mesi, che segnano il crollo del vecchio concetto di confine e la riscoperta dell’immagine mobile dei territori che resta alla base dell’eterno percorso della Storia.

Casalino Pierluigi, 21.05.2011.