Paolo Melandri "Renderci debitori di noi stessi" *POESIA


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goethe institute

...nuova lirica "Renderci debitori di noi stessi" -- il "vecchio" tema *postgoethiano della rinuncia (del pensiero calcolante a perseguire l'essere concependolo nella modalità dell'ente pianificato - vedi Heidegger, Junger, Evola), messo a fuoco in numerosi testi da Melandri scritti dal 2010 a tutto il 2012, con quello - già presente nella raccolta Nell'anima pubblicata da Moby Dick nel 2010) - che impone al pensiero di "pensare contro di sé". E tuttavia è un altro l'elemento di maggiore novità di Renderci debitori di noi stessi, novità che non si limita al  vissuto dell'autore,  ma vuole essere una proposta di pensiero, un abbozzo per un futuro auspicato paideuma. In questa ultima poesia, infatti, la località consiste nella configurazione ontologica dell'evento dell'essere, che si appropria ed usa colui che sa rendersi debitore a sé lasciandosi dire originariamente l'appartenere; in questo modo, l'io poetante, riconoscendo il proprio appartenere all'essere, rende grazie a quest'ultimo. Il ringraziamento è dunque finalmente emancipato dalla metafisica e dal misticismo. Si tratta di una svolta importante nel Melandri poièin. Il paideuma *neopoundiano rimane forse in parte oscuro; ma lautore ha già annunciato ulteriori sviluppi.... . Per il momento "Renderci debitori di noi stessi" è un seminario di proposte concettuali (o... objects poetry in virtual performance...) di indubbio rilievo.
 
Renderci debitori di noi stessi:

lasciarsi dire originariamente,

appartenere in fondo a quell'evento

che si appropria di noi, ci inganna ed usa.



Quanto lungo il sentiero verso questa

località, (da cui) il pensiero può pensare

contro se stesso, e arrendersi all'altrui,

per salvare così il solo ritegno

della sua povertà, inadeguatezza.



Ma ciò ch'è inadeguato, custodisce

felicemente la propria modestia.

E l'inespresso làscito di essa

serbare fermi in fondo alla memoria:



dire spontaneamente "verità"

come "radura" a tratti è proprio dire:

nell'atto si dischiude la potenza

del verbo che a ogni senso si sottrae.





Paolo Melandri

4 dicembre 2013