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Il ritorno del grande Berlinguer utopico

berlinguer benigniOcchiobello. Dopo Nostra Italia del miracolo, al Teatro Comunale di Occhiobello è andato in scena un altro affresco della nostra storia recente: Berlinguer. I pensieri lunghi. Ancora una volta attraverso i pensieri e le parole di suoi grandi protagonisti: questa volta Berlinguer, Gramsci, Pasolini, Siascia. Cambia la voce narrante, in questo caso Eugenio Allegri, ma Giorgio Gallione, che ha curato testo e regia, ha collaborato per la drammaturgia con Giulio Costa, creatore insieme a Maura Pettorusso dello spettacolo su Camilla Cederna.

Due schermi scandiscono e rafforzano attraverso immagini di repertorio il racconto di Allegri: slogan, simboli, volti, luoghi come sfondo della storia personale e politica di Enrico Berlinguer. La partecipazione, lui di famiglia aristocratica giovanissimo iscritto al Pci, ai moti per il pane del 1944 a Sassari, poi a Roma dal 1950 segretario della Fgci quando, nel corso della campagna contro l’atomica e la firma del patto Atlantico, inventa le bandiere arcobaleno della pace cucite con tante strisce di stoffa colorate. Vive in prima persona la rivelazione degli orrori staliniani, cerca di imboccare la via della democrazia senza rinunciare a essere comunisti. Sono gli anni del “boom” e poi dello “sboom”, dello “sviluppo economico” senza “progresso sociale e civile” per dirla con Pasolini, del ‘68, delle bombe di piazza Fontana. Nel 1972, dopo la morte del segretario Luigi Longo, il “sardo muto”, come lo chiamavano alcuni nel Pci, si scontra per la leadership con Giorgio Napolitano, sostenuto dalla destra del partito. Ma c’è spazio anche per la dimensione internazionale: il discorso di Robert Kennedy sul Pil che misura tutto “tranne ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”, il golpe che mette fine al Cile di Allende, il progetto dell’eurocomunismo insieme ai compagni francesi e spagnoli, la primavera di Praga, lo strappo con l’Urss e il sospetto attentato in Bulgaria.....

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