Mondi occidentali e mondi islamici sono sempre più in correlazione, confermando quanto queste due realtà, pur diverse, non siano necessariamente separate. E sullo stesso diverso molte certezze vengono meno, a causa dell’omogeneizzarsi di costumi e comportamenti. Immigrati, manager, studenti e lavoratori circolano al ritmo delle merci sotto l’incessante impulso della modernizzazione e della globalizzazione. Istituzioni e nazioni si scontrano. Le televisioni e gli altri media si incontrano e si scontrano, in una simbiosi ideale, nuova frontiera, anzi ritrovata frontiera, di un passato non meno interattivo, e certo non meno globale. Le cause della globalizzazione planetaria odierna, peraltro, partono da lontano e presentano limiti dalle conseguenze imprevedibili, fondate su una ricerca totalizzante del mercato planetario, che finisce per ritorcersi contro chi lo ha ispirato. Il volto dell’Occidente è anche il volto dell’Islam, segnato dalla progressiva snaturalizzazione. Da ciò originano movimenti perversi che richiamano il messaggio di Spengler sul tramonto dell’Occidente. Un mix di segnali contrari ed opposti che smentiscono la deriva della nostra Civiltà, per coinvolgere nella dinamica imprevedibile e confusa della Storia anche chi non si riconosce nell’Occidentalizzazione. La spinta delle rivoluzioni del Mediterraneo mischia ancora le carte e ci trova impreparati. Sfuggono dal mazzo molte carte che sembravano decisive. L’ondata di fuggitivi dalla Tunisia che si abbatte sulle nostre coste non trova più nemmeno una ragione autentica. E superficiale ed improprio interpretarla nella solita chiave del bisogno. Un tam tam di voci incontrollate può ormai determinare fughe di massa, che non si spiegano neppure con le conseguenze dei conflitti in atto. L’Occidente non sa più essere tale, né l’Islam è più tale, se si intende per Islam un indistinto bagaglio di valori o di sentimenti. La turbolenta congiuntura in corso ci invita a un’inedita riflessione su dove conduca il percorso dell’uomo. Ritorna d’attualità la lezione di Tocqueville: dove vada la Storia è compito superiore alle nostre capacità intellettive.
Casalino Pierluigi, 29.03.2011.