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L'avanguardia contro i critici. Non ci sono altre possibili strade. La storia dell'avanguardia, dagli inizi del Novecento ai nostri giorni, è la storia degli avanguardisti contro i critici.
Il motivo principale di questa opposizione è piuttosto semplice: l'artista d'avanguardia è tra i primi a comprendere il cambiamento della sensibilità umana, mentre il critico è molto spesso tra gli ultimi. Dal Futurismo ai nostri giorni è stata quindi continua l'offensiva degli avanguardisti contro i critici. Indimenticabile Marinetti, nel suo "La «Divina Commedia» è un verminaio di glossatori":
Il motivo principale di questa opposizione è piuttosto semplice: l'artista d'avanguardia è tra i primi a comprendere il cambiamento della sensibilità umana, mentre il critico è molto spesso tra gli ultimi. Dal Futurismo ai nostri giorni è stata quindi continua l'offensiva degli avanguardisti contro i critici. Indimenticabile Marinetti, nel suo "La «Divina Commedia» è un verminaio di glossatori":
Chi negherà che la Divina Commedia altro non sia oggi che un immondo verminaio di glossatori? A che pro avventurarsi sui campi di battaglia del pensiero quando la mischia è finita, per numerare i morti, studiare le belle ferite, raccogliere le armi infrante e i bottini abbandonati, sotto il volo pesante dei corvi dotti e il loro sbatacchiar d’ali cartacee?
Una condanna precisa è contenuta già nel Manifesto dei pittori futuristi (Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini) dell’11 febbraio del 1910, in cui al quinto punto si legge:
Considerare i critici d'arte come inutili o dannosi
Risultati brillantissimi furono raggiunti ne I funerali del filosofo passatista, un’azione in cui si mettevano in scena in modo grottesco i funerali di un critico passatista (in seguito identificato con Benedetto Croce).
Ardengo Soffici in un numero di Lacerba liquidò Croce in modo “matematico”:
Ardengo Soffici in un numero di Lacerba liquidò Croce in modo “matematico”:
Equazione crociana.
Critica = storia; storia = filosofia; filosofia = spirito; spirito = tutto; tutto = nulla; nulla = Benedetto Croce.
E sempre su Lacerba, Folgore, con enorme lucidità espose i limiti del critico:
I. L’artista creatore dà con l’opera sua prova indiscutibile di potenza d’ingegno, d’intensità di sentimento e di facoltà e di coscienza autocritiche.
II. Quali prove ha dato o dà il critico, per potersi assumere la facoltà di contrapporre il proprio criterio a quello dell’artista o per rendersi a preferenza di questi meritevole della nostra fede?
III. L’opera d’arte è stata creata e può sussistere senza l’intervento di critico alcuno, all’infuori dell’artista creatore, che è critico unico ed assoluto a sé stesso ed all’opera propria.
IV. Dato questo, ha il critico diritto d’esistenza e d’intromissione e fino a quali limiti?
Mezzo secolo più tardi, toccò al Situazionismo attaccare ancora i critici. In occasione di un'assemblea a Bruxelles dei critici d'arte internazionali, scrissero un proclama in cui i critici d'arte venivano ripetutamente offesi e denigrati, riprendendo lo stile dei più accesi manifesti futuristi.
Ciò che fate qui sembra a tutti semplicemente noioso. L'Internazionale situazionista considera pertanto questo assembramento di tanti critici d'arte come attrazione della Fiera di Bruxelles ridicolo, ma significativo. [...] Questi intellettuali che ritardano, per paura della sovversione generale di una certa forma di esistenza e delle idee che ha prodotto, possono ormai soltanto affrontarsi irrazionalmente, come campioni di questo o quel particolare del vecchio mondo - di un mondo finito, e di cui non hanno nemmeno mai conosciuto il senso. I critici d'arte si riuniscono dunque per scambiare delle briciole della loro ignoranza e dei loro dubbi. [...] Sparite, critici d'arte, imbecilli parziali, incoerenti e divisi! Invano allestite lo spettacolo di un falso incontro. Non avete nient'altro in comune che un ruolo da sostenere; fate sfoggio, in questo mercato, di uno degli aspetti del commercio occidentale: la vostra chiacchiera confusa e vuota su una cultura decomposta. Siete svalutati dalla Storia. [...] Disperdetevi, brandelli di critici d'arte, critici di frammenti d'arte. Adesso è nell'Internazionale situazionista che si organizza l'attività artistica unitaria dell'avvenire. Non avete più niente da dire. L'Internazionale situazionista non vi lascerà più nessuno spazio. Vi ridurremo alla fame.
Il problema, per noi avanguardisti del XXI secolo, si pone in termini ormai piuttosto semplici e chiari: può il critico criticare l'avanguardista? La risposta è chiaramente negativa. Perchè il critico è il più delle volte un uomo monodimensionale, che ha scarsa percezione di ciò che accade nel mondo contemporaneo e non influisce su questo mondo, mentre l'avanguardista è un uomo a mille dimensioni, che intuisce la complessità della realtà in cui vive e sviluppa un pensiero-azione in grado di modificarla.
L'unica possibilità per un critico è diventare anche lui un uomo a mille dimensioni, ma in quel caso cesserebbe di essere un critico e diventerebbe un avanguardista.
L'avanguardista, che è oggi l'oltre-artista realizzato dal Net.Futurismo, ha già in sè le qualità di un critico: Marinetti fu un avanguardista e al tempo stesso un grande critico, lo furono anche molti artisti del Dada e molti situazionisti.
E' un'assurdità che individui stitici si mettano a parlare e giudicare individui giganteschi. Hanno - ovviamente - tutta la libertà di farlo, ma noi abbiamo tutta la sacrosanta libertà di considerarli solo nelle nostre chiacchiere da bar.
L'unica possibilità per un critico è diventare anche lui un uomo a mille dimensioni, ma in quel caso cesserebbe di essere un critico e diventerebbe un avanguardista.
L'avanguardista, che è oggi l'oltre-artista realizzato dal Net.Futurismo, ha già in sè le qualità di un critico: Marinetti fu un avanguardista e al tempo stesso un grande critico, lo furono anche molti artisti del Dada e molti situazionisti.
E' un'assurdità che individui stitici si mettano a parlare e giudicare individui giganteschi. Hanno - ovviamente - tutta la libertà di farlo, ma noi abbiamo tutta la sacrosanta libertà di considerarli solo nelle nostre chiacchiere da bar.
Antonio Saccoccio