Post Berlusconi: Onore al Dilettante Genio politicamente scorretto e outisder

 


* FROM GIULIANO FERRARA
 
Che Berlusconi sia intelligente è difficile contestarlo. È anche un bizzarro incidente della storia, un’anomalia, e insieme l’auto­biografia della nazione in molti aspetti non propriamente commendevoli, ma le sue doti di penetrazione intellettuale nella realtà, la sua esperienza in umani­tà e il talento di governare i rapporti di forza, sono doti personali e politiche da nessuno negate (sorvolo sui cretini che lo odiano, sulla gentuccia malata di pre­giudizio da frustrazione, e sono molti). Se questo è vero, siamo in presenza di un apparente mistero.
Perché ha detto che non voleva di­sturbare il colonnello Gheddafi, men­tre divampava la crisi libica? Perché ha detto di essere addolorato per lui, a mis­sione no-fly zone in pieno corso, con i bombardamenti del suo quartier gene­rale ingaggiati da una coalizione di cui un’Italia riluttante fa parte? Su un altro piano: perché ha detto che la nomina di Saverio Romano a ministro dell’Agri­coltura è stata necessaria per scansare il rischio di una crisi di governo, avallan­do i sospetti su un baratto? Un politico professionale, un D’Ale­ma, un Prodi, un Fini, un Casini, e perfi­no il Bossi che condivide con il Cav il «talento dell’amicizia» e dell’inimici­zia, e il «parlar chiaro», non lo avrebbe­ro mai fatto. Si usano circonlocuzioni, in questi casi. Si mente con sottigliezza e ipocrisia. Si dice che «con il Colonnel­lo il governo stabilirà eventuali contatti al momento opportuno».
Si dice che «nessuno può essere lieto di un bom­bardamento, malgrado sia urgente la difesa umanitaria dei civili in Libia». E sulla nomina che ha impensierito il Qui­rinale, un politico professionale direb­be che «il piccolo rimpasto ha intanto arricchito di nuove forze e competenze la maggioranza, è un atto di stabilità e di gestione politica responsabile di poteri propri della presidenza del Consiglio». Le parole per dirlo non mancano, in po­litica. Ma Berlusconi non le trova, e or­mai, dopo tanti anni in cui sono stato del parere che avrebbe dovuto trovarle dentro di sé e dentro la sua esperienza politica, sono certo del fatto che nem­meno le cerca. La debolezza del professionista è la forza del dilettante. Amateur , nella lin­gua dei nostri carissimi cugini francesi, amici-nemici come sempre: il dilettan­te è energia pura, philìa , amore o desi­derio, volontà e piacere. Berlusconi sa che non avrebbe dovuto dire quelle co­se, stando ai codici di comportamento della classe dirigente di cui è parte in­fluente, ma la sua volontà, il suo deside­rio di dirla come gli viene, di essere uma­namente diretto anche quando tesse la trama obliqua dell’arabesco politico,fa premio sul professionismo, evoluzione dal latino profitèri : dichiarare pubblica­mente, insegnare.
Con Berlusconi è sempre il privato che parla,la narrazio­ne decisiva è quella dell’esempio perso­nale, del mito vivente o dell’autoironia domestica, del piacere di comunicare senza insegnare, senza mai salire in cat­tedra. La libertà che si prende e che dà a tutti e a ciascuno, nel suo metodo di bu­siness prima e di governo poi, è tutta qui. L’outsider è tutto qui................................................
 
IL GIORNALE http://www.ilgiornale.it/interni/berlusconi_e_un_dilettante_che_parla_chiaro/27-03-2011/articolo-id=514012-page=0-comments=1