*COSSIGA AVEVA RAGIONE SULLA PISTA PALESTINESE?
Bologna Scricchiolano le certezze sulla strage di Bologna e l’impressione è quella di una verità per troppi anni congelata. Se è stato dimostrato che la pista palestinese era qualcosa di più di un’ipotesi, ora riemergono anche le bugie del superteste Massimo Sparti, uomo legato alla criminalità romana e ai neofascisti dei Nar, che fu determinante per la condanna di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Un anno dopo la strage, per uscire dal carcere, si impossessò del referto di un malato terminale di tumore al pancreas. Visse invece per vent’anni ma in carcere non tornò più. E chi gli procurò quel documento medico resta uno dei tanti misteri dell’inchiesta. Sparti sostenne che Fioravanti era andato da lui a Roma il 4 agosto del 1980, cioè due giorni dopo la strage alla stazione di Bologna, chiedendo dei documenti falsi per Francesca Mambro, temendo che potesse essere stata riconosciuta alla stazione di Bologna. In quella occasione Fioravanti gli avrebbe anche detto: «Hai visto che botto?...». Un passaggio chiave per la condanna. Sparti invece era in vacanza a Cura di Vetralla, come confermato da ex moglie, figlio e colf, e da lì non si è mai mosso.
Arrestato con Fioravanti, Sparti uscì di cella grazie al certificato che si basava su referti della clinica radiologica. L’esame venne effettuato all'esterno, a Pisa, dal professor Luigi Michelassi, e l'esito non lasciava scampo: tumore al pancreas con metastasi ai linfonodi. Nel 1982 venne così liberato per motivi di salute, peccato che il professore più tardi fosse venuto a sapere che il foglio apparteneva a un altro paziente: «Si verificò uno scambio ad arte». Non un errore accidentale quindi ma costruito su misura per liberare il «supertestimone», e che oggi va riletto anche alla luce della iscrizione nel registro degli indagati della procura di Bologna dei due terroristi tedeschi di estrema sinistra legati a Carlos lo sciacallo, detenuto in Francia. ...
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