Andrea Bonora: Buskers, Ferrara e arte contemporanea

 


*INTERVISTA di Marisa C.

 

Concentro la mia attenzione su Largo Castello, un punto forse sfuggente, ma molto importante per la storia di Ferrara, perché si ha la completa visione dell’ Addizione Erculea, la metafora che rappresenta la forma più alta dell’ attività sociale della città.

Di recente, questo valore metaforico dell’ urbanistica dei luoghi si è infranto: tabelle, insegne luminose, schemi, riquadri , esigono abitudini del tutto diverse- e forse opposte- da quelle coltivate nel mondo rinascimentale, quando ad uno spazio pubblico, ne corrispondeva uno privato e i caratteri topologici della città rispecchiavano quelli della topologia sociale; ma questo è stato un fenomeno proprio di un epoca, un modo fra tanti di interazione fra arte, urbanistica, uomini.

Mentre indugio nelle mie elucubrazioni, vedo arrivare con andatura bradipina (?) Andrea, con l’ immancabile sigaretta fra le labbra...

Io-

Ti stai preparando, Andrea?

Andrea - A cosa?

Io- come tutti gli anni... i Buskers...

Andrea - me ne ero dimenticato... però Ferrara si trasforma... diventa uno spartito...

Io- stavo pensando a Ferrara come una cartina geografica, a una mappa... e tu lo paragoni a uno spartito!

Andrea - La mappa è un passo ulteriore, è uno specchio in cui si riflettono i mutamenti delle società.

Io- ma tu sei tendenzioso! È chiaro che un pittore...

Andrea - Il problema è che io sono sempre alla ricerca di paesaggi interiori, non di mappe!

Io- Cioè?

Andrea - Vedi, ci sono stati pittori grandiosi, che amo profondamente come Michelangelo o Caravaggio, che riuscivano a rendere reali gli oggetti dipinti e i volti tramite la luce che li illuminava: se si guarda una loro opera, notiamo che la luce non appartiene al piano del quadro, ma che, illuminandolo, ne rende visibile ogni sua parte, che esiste indipendentemente dalla luce; gli elementi sono tutti opachi e la luce aggiunta ne evidenzia l’ esistenza,... nei loro quadri c’ è già tutto, l’ importante è che venga illuminato... come una città notturna. Io non dipingo nessuna luce e non ne suggerisco nemmeno il riflesso.

Io- sono quindi piatti, i tuoi quadri? Ti stai forse, denigrando?

Andrea - No, no... gli elementi, tutti i miei elementi, hanno una luce propria e a all’ occhio di chi li osserva, si presentano come fonti della loro luminosità; ma questa è una dote dell’ osservatore: è l’ occhio di chi li osserva che li rende luminosi.

Io- ma la luminosità è una condizione oggettiva...

Andrea – eh no.... la visione splendente è una condizione dell’ occhio... io chiedo a coloro che si pongono di fronte ai miei quadri di guardarli con gli occhi luminosi di un bambino, perché solo quando espongono se stessi insieme alle mie produzioni a questa luce, possono riconoscersi; alla luce di questo fuoco, possono prendere coscienza del proprio io. Chi guarda i miei quadri deve pensare di essere davanti a uno specchio e riconoscerà se stesso, non per quello che è a parere degli altri, o per i titoli che ha, o per la sua professione, ma per quello che è ai propri occhi, in quel momento.

Io- ma cosa centra questo con i paesaggi interiori?

Andrea - si vede che non sei un pittore... è solo quando guardi la tua vita dall’ esterno che la capisci.

Io ho lasciato, ad un certo punto della mia vita, la mentalità della piccola cittadina dove Andrea era nato dal modo in cui gli altri lo consideravano, per scoprire il vero Andrea nella solitudine dell’ attraversare a piedi mezzo Brasile. Ogni artista penso, sia un esule.... il pellegrinaggio e nel suo stato d’ animo.

Ti ricordi quando in occasione della mostra di Ginevra ti parlavo dei confini? Ciascuno di noi, oggi, si sente nei confronti dell’ altro circondato da confini, frontiere; le nostre personalità e i nostri corpi sono distaccati, e il vivere distanti dalla società, allora, e per noi una realtà.

Io- e allora?

Andrea - solo attraverso l’ arte, sulla strada di questo pellegrinaggio, l’ osservatore può accedere alla luce che illuminerà il suo io.... sono quelli i paesaggi che ricerco!

Io-......adesso mi sembri supponente!

Andrea no, no. Non ho mai disprezzato nulla che avesse a che fare con l’ arte altrui e ho, invece, imparato una quantità di cose che agli altri sembravano sciocchezze. Ti dico questo non per vantarmi, ma per spiegarti come, secondo me, l’ uomo debba procedere passo passo : chi fa una cosa alla volta, è colui che procede meglio; chi salta troppo, può ammazzarsi; è per questo che elogio la lentezza... e il bradipo!

Io- quando ti ascolto, a volte, penso di intravedere in te una vena di simbolismo. Non ti sarai convertito?

Andrea - Ho saputo che la parola greca voleva dire proprio gettare o mettere insieme: nei miei quadri i colori vengono gettati in una riunione ad effetto visibile, intesa a dimostrare ciò che visibile non è; essi sono come ponti fra l’ esperienza sensoriale e ciò che è posto sopra o sotto ad essa; io chiamo questi spazi spazi mentali, mentre per i cartografi e i simbolisti sono memorie. Ho imparato durante i miei viaggi a orientarmi nelle città e negli stati senza cartine e senza guardare l’ intrico delle vie mentalmente dall’ alto, ma ho sempre saputo raggiungere le destinazioni che mi ero riproposto, senza mai sapere dove mi trovassi esattamente, navigando nel labirinto, muovendomi in un enorme schema, più avanzato della mappa, tridimensionale e multicolore. Ecco : uno spazio mentale. Quando guardo un mio quadro finito, prima ne rilevo il senso materiale, immediato, la piacevolezza; poi lo interpreto allegoricamente; poi c’ è il riconoscimento personale. Tutti coloro che si approcciano alle mie opere possono fare altrettanto, perché anch’ essi hanno il loro posto nelle mie creazioni.

Io- vuoi dire che i tuoi quadri sono anche storici?

Andrea -si: la storia è identificabile nei collegamenti dei miei quadri con i fatti del passato; ma essi sono anche allegorici, perché attraverso le immagini che si formano davanti a chi guarda, viene significato qualcos’ altro relativo al passato, al presente o al futuro e sono anche tropologici, perché attraverso l’ azione del dipingere, io sottendo qualcosa che deve essere fatto.

Io- ovvero?

Andrea - una nuova rivoluzione culturale.

Io- ma questo è in contrasto con la tua calma, la tua lentezza?

Andrea - non è vero, perché in greco ozio è sinonimo di libertà: è io sono libero