Il modo in cui si legano pensiero e linguaggio è un argomento piuttosto immenso; quello che mi preme dimostrare in questo post è il meccanismo di autolimitazione che deriva da un uso improprio e passivo di una lingua.
Prendiamo come esempio l'atto di cedere un qualsiasi tipo di oggetto o prestazione. Possiamo dire (i primi che mi vengono in mente):
dare
offrire
regalare
donare
prestare
servire
cedere
Ora prendiamo una parola a caso tra queste, e proviamo a pensare come sarebbe la nostra visione del medesimo concetto senza di essa. Togliamo "offrire". "Offrire" non è certo "dare", nè "prestare", nè altro. Ti dono un caffè? No, detto così sembra chissà cosa, invece è solo un caffè. Ti cedo un caffè? Dai, non me ne sto mica privando io. Se vuoi te lo regalo, ma se te lo chiedo mi ridi in faccia. Insomma, alla fine il caffè non te lo offrò più, e l'atto di cedere ecc ecc viene vissuto un po' meno serenamente.
Sto esagerando (più o meno!), ma un'idea ve la sarete fatta sull'importanza che si porta dietro ogni parola; tramite le parole organizziamo i concetti, e a seconda dei nostri schemi mentali ci comportiamo in un modo piuttosto che in un altro.Da qui l'innegabile affermazione che lingua e cultura si riflettono vicendevolmente. Un passo verso l'immensificazione umana è proprio l'uso creativo dl linguaggio. Il linguartritamòt risponde ad una necessità del nostro tempo; se è pur vero che il meccanismo di mortificazione del pensiero portato dal rigidizionarismo ha gravato su di noi per millenni, è anche vero che non esiste un momento migliore di questo per finirla definitivamente con questo gioco di crampi alla lingua. Guardatevi intorno! Guardate i volponi dei vecchi media, che questo meccanismo lo conoscono da tempo. Loro hanno portato tra noi concetti erronei, inesistenti o dal nome totalmente infondato. Il loro dizionario, quello di "finiani", "berlusconismo", "antipolitica", guerra "umanitaria", "reality show" e tutte le altre geniali cazzate, hanno il grande potere di stabilire per cosa litigheremo domani, e quali parole useremo per farlo. Inventa un bianco e un nero; prima ci cascheranno i più vegetabili, poi gli altri si adatteranno. Quindi non spaventatevi se, gironzolando su questo blog, vi capiterà di rileggere una frase due o tre volte prima di coglierne l'ingenuo e festoso significato; sto solo adattando il linguaggio a ciò che voglio esprimere. Esparlo!
Prendiamo come esempio l'atto di cedere un qualsiasi tipo di oggetto o prestazione. Possiamo dire (i primi che mi vengono in mente):
dare
offrire
regalare
donare
prestare
servire
cedere
Ora prendiamo una parola a caso tra queste, e proviamo a pensare come sarebbe la nostra visione del medesimo concetto senza di essa. Togliamo "offrire". "Offrire" non è certo "dare", nè "prestare", nè altro. Ti dono un caffè? No, detto così sembra chissà cosa, invece è solo un caffè. Ti cedo un caffè? Dai, non me ne sto mica privando io. Se vuoi te lo regalo, ma se te lo chiedo mi ridi in faccia. Insomma, alla fine il caffè non te lo offrò più, e l'atto di cedere ecc ecc viene vissuto un po' meno serenamente.
Sto esagerando (più o meno!), ma un'idea ve la sarete fatta sull'importanza che si porta dietro ogni parola; tramite le parole organizziamo i concetti, e a seconda dei nostri schemi mentali ci comportiamo in un modo piuttosto che in un altro.Da qui l'innegabile affermazione che lingua e cultura si riflettono vicendevolmente. Un passo verso l'immensificazione umana è proprio l'uso creativo dl linguaggio. Il linguartritamòt risponde ad una necessità del nostro tempo; se è pur vero che il meccanismo di mortificazione del pensiero portato dal rigidizionarismo ha gravato su di noi per millenni, è anche vero che non esiste un momento migliore di questo per finirla definitivamente con questo gioco di crampi alla lingua. Guardatevi intorno! Guardate i volponi dei vecchi media, che questo meccanismo lo conoscono da tempo. Loro hanno portato tra noi concetti erronei, inesistenti o dal nome totalmente infondato. Il loro dizionario, quello di "finiani", "berlusconismo", "antipolitica", guerra "umanitaria", "reality show" e tutte le altre geniali cazzate, hanno il grande potere di stabilire per cosa litigheremo domani, e quali parole useremo per farlo. Inventa un bianco e un nero; prima ci cascheranno i più vegetabili, poi gli altri si adatteranno. Quindi non spaventatevi se, gironzolando su questo blog, vi capiterà di rileggere una frase due o tre volte prima di coglierne l'ingenuo e festoso significato; sto solo adattando il linguaggio a ciò che voglio esprimere. Esparlo!